ISME DOCTOR
PRENOTAZIONI ONLINE
ISME ISTITUTO MEDICO EUROPEO
ACCREDITATO E CONVENZIONATO S.S.N.
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
Compila in pochi minuti il modulo elettronico.
La spunta verde ✅ indica le Branche Specialistiche Accreditate e Convenzionate S.S.N. Servizio Sanitario Nazionale. Mentre le Branche senza spunta verde indicano le Branche Specialistiche In Regime di Solvenza Private a Pagamento. Seleziona la Branca Specialistica interessata e seleziona Data e Orario.
Clicca il Link della Branca Specialistica interessata qui sotto
⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️
🇮🇹 ISME ISTITUTO MEDICO EUROPEO 🇪🇺
✳️ SISTEMA DI PRENOTAZIONE TELEFONICA VIRTUALE VOCALE DI VISITE MEDICHE SPECIALISTICHE con l’Intelligenza Artificiale del ChatBot DOCTORIN ISME
grazie all’Intelligenza Artificiale
ti consente di gestire le prenotazioni telefoniche ed appuntamenti in modo completamente automatico. Subito dopo avere terminato la procedura di prenotazione,
riceverai un promemoria dell’appuntamento via SMS.
Prenota subito cliccando sul numero telefonico corrispondente alla Branca Specialistica di tuo interesse
ATTIVO 24 Ore su 24 !!!
—————————————--
✅ ALLERGOLOGIA E IMMUNOLOGIA CLINICA
Accreditata e Convenzionata S.S.N.
Servizio Sanitario Nazionale
☎️ 39 091 638 638 1
—————————————--
✅ AUDIOLOGIA E FONIATRIA
Accreditata e Convenzionata S.S.N.
Servizio Sanitario Nazionale
☎️ 39 091 638 638 2
—————————————--
✅ CHIRURGIA AMBULATPRIALE
In Regime di Solvenza Privata a Pagamento
☎️ 39 091 638 638 3
—————————————--
✅ CHIRURGIA GENERALE
In Regime di Solvenza Privata a Pagamento
☎️ 39 091 638 638 4
—————————————--
✅ CHIRURGIA PLASTICA RICOSTRUTTIVA ED ESTETICA
Accreditata e Convenzionata S.S.N.
Servizio Sanitario Nazionale
☎️ 39 091 638 638 5
—————————————--
✅ DERMATOLOGIA E VENEREOLOGIA
Accreditata e Convenzionata S.S.N.
Servizio Sanitario Nazionale
☎️ 39 0916386386
—————————————--
✅ GINECOLOGIA E OSTETRICIA
In Regime di Solvenza Privata a Pagamento
☎️ 39 0916386387
—————————————--
✅ OCULISTICA
Accreditata e Convenzionata S.S.N.
Servizio Sanitario Nazionale
☎️ 39 091 6386388
—————————————--
✅OTORINOLARINGOIATRIA
Accreditata e Convenzionata S.S.N.
Servizio Sanitario Nazionale
☎️ 39 091 6386389
—————————————--
✳️ PRENOTAZIONI TELEFONICHE PER VISITE MEDICHE SPECIALISTICHE CON CHATBOT DOCTORIN ISME
ATTIVO 24 ORE SU 24
☎️ 39 091 638638 0
—————————————--
OCULISTICA
Convenzionata SSN
Servizio Sanitario Nazionale
Ambulatorio di Oculistica
ATTIVITÀ CLINICA E PRESTAZIONI
L’ ambulatorio di Oculistica si occupa della diagnosi e della terapia di malattie dell’occhio, sia del bambino sia dell’adulto.
Difetti della vista:
Infiammazioni della parte anteriore dell’occhio:
Infiammazioni della parte posteriore dell’occhio:
Patologie degenerative della retina:
Manifestazioni oculari associate a malattie sistemiche.
L'oculista effettua, inoltre, esami dell’occhio completi di tonometria e fondo oculare e prescrive le lenti per la correzione dei deficit visivi.
Alcune delle principali prestazioni ambulatoriali effettuate:
ATTIVITÀ CLINICA E PRESTAZIONI
L’ ambulatorio di Oculistica si occupa della diagnosi e della terapia di malattie dell’occhio, sia del bambino sia dell’adulto.
Difetti della vista:
- Astigmatismo.
- Ipermetropia.
- Miopia.
- Presbiopia.
- Sindrome dell’occhio secco.
- Strabismo.
Infiammazioni della parte anteriore dell’occhio:
- Cheratite.
- Congiuntivite.
- Iridociclite.
Infiammazioni della parte posteriore dell’occhio:
- Cataratta.
- Glaucoma.
- Neurite Ottica
- Uveite posteriore.
Patologie degenerative della retina:
- Degenerazione corio retinica miopica.
- Degenerazione legata all’età.
- Retinopatia diabetica.
Manifestazioni oculari associate a malattie sistemiche.
L'oculista effettua, inoltre, esami dell’occhio completi di tonometria e fondo oculare e prescrive le lenti per la correzione dei deficit visivi.
Alcune delle principali prestazioni ambulatoriali effettuate:
- F.A.G.
- O.C.T.
- Pachimetria.
- IOL master.
- Laser retinico.
- YAG laser.
- Biomicroscopia endoteliale.
- Topografia.
- Campo visivo.
- Tonometria.
- Esami ortottici.
- Valutazione complessiva per rinnovo patenti.
Astigmatismo
L'astigmatismo può essere presente dalla nascita e può essere associato a miopia, ipermetropia e presbiopia, con differenti combinazioni tra i difetti e differenti livelli di gravità.
Che cos'è l'astigmatismo?L' astigmatismo è un difetto dell'occhio molto comune e generalmente facilmente curabile che dipende dalla forma della cornea, che non è simile a quella di un pallone da calcio, ma è più simile a quella di un pallone da rugby e quindi la curvatura non è la medesima sui diversi meridiani. I raggi di luce non vengono messi a fuoco tutti nello stesso punto. Questo accade perché l'occhio non ha lo stesso potere di messa a fuoco lungo tutti i meridiani della cornea, provocando nei casi più lievi una minore nitidezza delle immagini. L'astigmatismo peggiora la vista sia da lontano che da vicino e non ha rapporti con l'età del paziente come la presbiopia.
Quali sono le cause dell'astigmatismo?A causare l'astigmatismo può essere un'alterazione della curvatura della cornea che, anziché avere una forma normalmente sferica ha un profilo ellissoidale. In questo caso i raggi di luce provenienti dagli oggetti vengono proiettati in maniera disuguale nei vari punti della retina. L'occhio astigmaticovede male sia da lontano sia da vicino, gli oggetti possono apparire sfocati ma anche sdoppiati.
Quali sono i sintomi dell'astigmatismo?Poiché gli oggetti non sono messi a fuoco in modo uguale in tutti i meridiani alcune parti di essi sono a fuoco, e altre fuori fuoco. Ad esempio una E può vedere la linea verticale a fuoco e le linee orizzontali fuori fuoco e viceversa. Il cristallino in alcuni casi può in parte compensare, mettendo a fuoco prima le linee verticali e poi orizzontali e lasciare poi al cervello il compito di elaborarle. Nei casi più gravi, gli oggetti possono apparire distorti in diversi modi: per esempio un cerchio viene percepito come una forma ovale. Lo sforzo visivo per compensare il difetto può provocare cefalea, affaticamento, bruciore e dolore che interessa i bulbi oculari e l'arcata ciliare, lacrimazione.
DiagnosiVisita oculistica: spesso chi è astigmatico non se ne accorge se non dopo un'accurata valutazione medica. È importante sottoporsi periodicamente, sin da bambini, a controlli presso un medico oculista.
Gli esami impiegati per definire il tipo di astigmatismo sono:
Il laser ad eccimeri può correggere i difetti visivi mediante la vaporizzazione a freddo del tessuto corneale in modo mirato. Questo può avvenire in superficie con diverse metodiche che si differenziano l'una dall'altra solo per la preparazione preliminare all'azione del laser: PRK, LASEK, epiLASIK, ASA. O in profondità dopo avere tagliato e sollevato uno strato superficiale di cornea. L'applicazione del laser ad eccimeri che segue è identica per i due trattamenti.
Il fronte avanzato di questa chirurgia sono i trattamenti customizzati, cioè un rimodellamento della cornea mediante laser ad eccimeri che tiene conto delle caratteristiche individuali e spesso consente una visione migliore rispetto ai trattamenti standardizzati.
Il laser ad eccimeri riesce ad operare con successo astigmatismi molto più elevati rispetto a quelli che in passato era possibile trattare. Nel caso dell'astigmatismo, sopratutto se si tratta di un astigmatismo asimmetrico o irregolare, la chirurgia customizzata offre un supporto fondamentale per ottimizzare il risultato dell'intervento. In questi casi la personalizzazione del trattamento è fondamentale per ottenere un risultato di qualità molto superiore alle aspettative della chirurgia standard.
PrevenzionePer prevenire l'astigmatismo è bene effettuare visite oculistche sin dai 4 o 5 anni, ma in caso di familiarità con malattie oculari anche prima di questa età.
L'astigmatismo può essere presente dalla nascita e può essere associato a miopia, ipermetropia e presbiopia, con differenti combinazioni tra i difetti e differenti livelli di gravità.
Che cos'è l'astigmatismo?L' astigmatismo è un difetto dell'occhio molto comune e generalmente facilmente curabile che dipende dalla forma della cornea, che non è simile a quella di un pallone da calcio, ma è più simile a quella di un pallone da rugby e quindi la curvatura non è la medesima sui diversi meridiani. I raggi di luce non vengono messi a fuoco tutti nello stesso punto. Questo accade perché l'occhio non ha lo stesso potere di messa a fuoco lungo tutti i meridiani della cornea, provocando nei casi più lievi una minore nitidezza delle immagini. L'astigmatismo peggiora la vista sia da lontano che da vicino e non ha rapporti con l'età del paziente come la presbiopia.
Quali sono le cause dell'astigmatismo?A causare l'astigmatismo può essere un'alterazione della curvatura della cornea che, anziché avere una forma normalmente sferica ha un profilo ellissoidale. In questo caso i raggi di luce provenienti dagli oggetti vengono proiettati in maniera disuguale nei vari punti della retina. L'occhio astigmaticovede male sia da lontano sia da vicino, gli oggetti possono apparire sfocati ma anche sdoppiati.
Quali sono i sintomi dell'astigmatismo?Poiché gli oggetti non sono messi a fuoco in modo uguale in tutti i meridiani alcune parti di essi sono a fuoco, e altre fuori fuoco. Ad esempio una E può vedere la linea verticale a fuoco e le linee orizzontali fuori fuoco e viceversa. Il cristallino in alcuni casi può in parte compensare, mettendo a fuoco prima le linee verticali e poi orizzontali e lasciare poi al cervello il compito di elaborarle. Nei casi più gravi, gli oggetti possono apparire distorti in diversi modi: per esempio un cerchio viene percepito come una forma ovale. Lo sforzo visivo per compensare il difetto può provocare cefalea, affaticamento, bruciore e dolore che interessa i bulbi oculari e l'arcata ciliare, lacrimazione.
DiagnosiVisita oculistica: spesso chi è astigmatico non se ne accorge se non dopo un'accurata valutazione medica. È importante sottoporsi periodicamente, sin da bambini, a controlli presso un medico oculista.
Gli esami impiegati per definire il tipo di astigmatismo sono:
- lettura dei caratteri della tabella ottotipica
- Cheratometro o oftalmometro
- Topografia corneale, che permette di ottenere una mappatura punto per punto della curvatura della cornea
- Tomografia corneale
- Autorefrattometro
- Test soggettivo della refrazione, che permette di ottenere con la collaborazione del paziente la corretta misura dell'astigmatismo
Il laser ad eccimeri può correggere i difetti visivi mediante la vaporizzazione a freddo del tessuto corneale in modo mirato. Questo può avvenire in superficie con diverse metodiche che si differenziano l'una dall'altra solo per la preparazione preliminare all'azione del laser: PRK, LASEK, epiLASIK, ASA. O in profondità dopo avere tagliato e sollevato uno strato superficiale di cornea. L'applicazione del laser ad eccimeri che segue è identica per i due trattamenti.
Il fronte avanzato di questa chirurgia sono i trattamenti customizzati, cioè un rimodellamento della cornea mediante laser ad eccimeri che tiene conto delle caratteristiche individuali e spesso consente una visione migliore rispetto ai trattamenti standardizzati.
Il laser ad eccimeri riesce ad operare con successo astigmatismi molto più elevati rispetto a quelli che in passato era possibile trattare. Nel caso dell'astigmatismo, sopratutto se si tratta di un astigmatismo asimmetrico o irregolare, la chirurgia customizzata offre un supporto fondamentale per ottimizzare il risultato dell'intervento. In questi casi la personalizzazione del trattamento è fondamentale per ottenere un risultato di qualità molto superiore alle aspettative della chirurgia standard.
PrevenzionePer prevenire l'astigmatismo è bene effettuare visite oculistche sin dai 4 o 5 anni, ma in caso di familiarità con malattie oculari anche prima di questa età.
Ipermetropia
L'ipermetropia è un difetto di refrazione per il quale la vista degli oggetti vicini risulta maggiormente sfocata rispetto a quelli lontani; a volte è possibile vedere nitidamente gli oggetti molto distanti nelle ipermetropie lievi, ma nel caso delle ipermetropie elevate anche questi risultano sfocati. La luce proveniente dagli oggetti, sia da quelli lontani sia da quelli più prossimi, non viene messa a fuoco perfettamente sulla retina, ma su un piano posto dietro ad essa.
Che cos'è l'ipermetropia?Nell'ipermetropia lieve, finché si è giovani, l'occhio riesce a compensare il proprio difetto con il meccanismo naturale dell'accomodazione (cioè il potere di mettere a fuoco che ha il cristallino modificando la sua forma all'interno dell'occhio), ma verso i 40 anni questa capacità inizia a diminuire e allora si rendono necessarie le lenti correttive. I pazienti hanno la sensazione di un peggioramento visivo che sembra progressivo, in effetti tale difetto è congenito e con l'età è solo la capacità di compensarlo che viene meno. Per questo con l'avanzare dell'età va corretta con gli occhiali.
Per questo con l'avanzare dell'età non si è più in grado di compensare il deficit.
Quali sono le cause dell'ipermetropia?Le cause possibili della malattia sono tre: una curvatura corneale insufficiente, un cristallino mal formato o l'occhio troppo corto.
Quali sono i sintomi dell'ipermetropia?L'ipermetrope ha difficoltà a guardare oggetti vicini, ha bisogno per questo di strizzare gli occhi per vedere chiaramente. Inoltre, il cristallino che tende a compensare il difetto è sottoposto a uno stress continuo del muscolo ciliare, che non è mai rilassato. Il passaggio naturale dalla visione di oggetti distanti e oggetti vicini determina, , un continuo aggiustamento. Non è raro che questo meccanismo dia vita a sintomi quali:
L'ipermetropia si misura in diottrie. Più elevato sarà il difetto, più grande sarà la correzione da prescrivere, quindi un occhiale o una lente a contatto caratterizzato da un numero elevato di diottrie.
TrattamentiSi può correggere l'ipermetropia con occhiali o lenti a contatto. Un'altra opzione di trattamento per l'ipermetropia è un intervento chirurgico.
La chirurgia foto refrattiva si avvale dell'utilizzo del laser ad eccimeri. L'energia del laser interrompe i legami fra le molecole e provoca una "evaporazione" del tessuto bersaglio senza danni sui tessuti circostanti.
Il laser ad eccimeri riesce ad operare ipermetropie molto più elevate rispetto a quelle che in passato era possibile trattare , ma non solo, presenta un sistema di inseguimento attivo durante il trattamento che riesce con estrema precisione a centrare l'intervento, non in modo standardizzato, ma sull'asse visivo del paziente che è diverso per ogni individuo (dato d'importanza cruciale in tutti i pazienti ma maggiormente negli ipermetropi). In questo modo si riesce a personalizzare l'intervento alle caratteristiche specifiche di ogni persona ottenendo così dei risultati molto superiori rispetto alla chirurgia standard.
L'applicazione del laser ad eccimeri può essere eseguita sia con le tecniche chiurgiche di superficie: PRK, oppure con la più avanzata PRK trans epiteliale customizzata, LASEK o EpiLASIK, sia con le tecniche chirurgiche intrastromali: LASIK.
Una delle maggiori evoluzioni di questa tecnologia è costituita della chirurgia refrattiva customizzata che mira, non solo a trattare i comuni diffetti visivi (miopia , ipermetropia e astigmatismo) ma anche a correggere le altre imperfezioni ottiche (chiamate aberrazioni ottiche di alto ordine) che sono caratteristiche e diverse in ogni individuo , un po' come le impronte digitali diverse o per ogni persona. La chirurgia refrattiva "customizzata" permette un ulteriore miglioramento della qualità dell'immagine retinica ottenuta dopo l'intervento rispetto alla chirurgia tradizionale e si rende indispensabile la dove la presenza di di aberrazioni di alto ordine sia importante.
PrevenzioneVisite oculistiche, fondamentali nella prima infanzia verso i 5 anni di età o prima se esiste familiarità per patologie oculari o se ci sembra che il bambino adotta atteggiamenti particolari quando guarda gli oggetti o la televisione (strizza, si sfrega gli occhi o li storta-strabismo-).
L'ipermetropia è un difetto di refrazione per il quale la vista degli oggetti vicini risulta maggiormente sfocata rispetto a quelli lontani; a volte è possibile vedere nitidamente gli oggetti molto distanti nelle ipermetropie lievi, ma nel caso delle ipermetropie elevate anche questi risultano sfocati. La luce proveniente dagli oggetti, sia da quelli lontani sia da quelli più prossimi, non viene messa a fuoco perfettamente sulla retina, ma su un piano posto dietro ad essa.
Che cos'è l'ipermetropia?Nell'ipermetropia lieve, finché si è giovani, l'occhio riesce a compensare il proprio difetto con il meccanismo naturale dell'accomodazione (cioè il potere di mettere a fuoco che ha il cristallino modificando la sua forma all'interno dell'occhio), ma verso i 40 anni questa capacità inizia a diminuire e allora si rendono necessarie le lenti correttive. I pazienti hanno la sensazione di un peggioramento visivo che sembra progressivo, in effetti tale difetto è congenito e con l'età è solo la capacità di compensarlo che viene meno. Per questo con l'avanzare dell'età va corretta con gli occhiali.
Per questo con l'avanzare dell'età non si è più in grado di compensare il deficit.
Quali sono le cause dell'ipermetropia?Le cause possibili della malattia sono tre: una curvatura corneale insufficiente, un cristallino mal formato o l'occhio troppo corto.
Quali sono i sintomi dell'ipermetropia?L'ipermetrope ha difficoltà a guardare oggetti vicini, ha bisogno per questo di strizzare gli occhi per vedere chiaramente. Inoltre, il cristallino che tende a compensare il difetto è sottoposto a uno stress continuo del muscolo ciliare, che non è mai rilassato. Il passaggio naturale dalla visione di oggetti distanti e oggetti vicini determina, , un continuo aggiustamento. Non è raro che questo meccanismo dia vita a sintomi quali:
- bruciore;
- una più o meno intensa lacrimazione dell'occhio;
- dolori degli occhi e mal di testa, dopo la lettura, la scrittura, il lavoro al computer o lo svolgimento dei compiti con i bambini;
- ipersensibilità alla luce poiché i muscoli che governano lo spostamento del cristallino hanno la stessa inserzione di quelli che governano la regolazione della pupilla
L'ipermetropia si misura in diottrie. Più elevato sarà il difetto, più grande sarà la correzione da prescrivere, quindi un occhiale o una lente a contatto caratterizzato da un numero elevato di diottrie.
TrattamentiSi può correggere l'ipermetropia con occhiali o lenti a contatto. Un'altra opzione di trattamento per l'ipermetropia è un intervento chirurgico.
La chirurgia foto refrattiva si avvale dell'utilizzo del laser ad eccimeri. L'energia del laser interrompe i legami fra le molecole e provoca una "evaporazione" del tessuto bersaglio senza danni sui tessuti circostanti.
Il laser ad eccimeri riesce ad operare ipermetropie molto più elevate rispetto a quelle che in passato era possibile trattare , ma non solo, presenta un sistema di inseguimento attivo durante il trattamento che riesce con estrema precisione a centrare l'intervento, non in modo standardizzato, ma sull'asse visivo del paziente che è diverso per ogni individuo (dato d'importanza cruciale in tutti i pazienti ma maggiormente negli ipermetropi). In questo modo si riesce a personalizzare l'intervento alle caratteristiche specifiche di ogni persona ottenendo così dei risultati molto superiori rispetto alla chirurgia standard.
L'applicazione del laser ad eccimeri può essere eseguita sia con le tecniche chiurgiche di superficie: PRK, oppure con la più avanzata PRK trans epiteliale customizzata, LASEK o EpiLASIK, sia con le tecniche chirurgiche intrastromali: LASIK.
Una delle maggiori evoluzioni di questa tecnologia è costituita della chirurgia refrattiva customizzata che mira, non solo a trattare i comuni diffetti visivi (miopia , ipermetropia e astigmatismo) ma anche a correggere le altre imperfezioni ottiche (chiamate aberrazioni ottiche di alto ordine) che sono caratteristiche e diverse in ogni individuo , un po' come le impronte digitali diverse o per ogni persona. La chirurgia refrattiva "customizzata" permette un ulteriore miglioramento della qualità dell'immagine retinica ottenuta dopo l'intervento rispetto alla chirurgia tradizionale e si rende indispensabile la dove la presenza di di aberrazioni di alto ordine sia importante.
PrevenzioneVisite oculistiche, fondamentali nella prima infanzia verso i 5 anni di età o prima se esiste familiarità per patologie oculari o se ci sembra che il bambino adotta atteggiamenti particolari quando guarda gli oggetti o la televisione (strizza, si sfrega gli occhi o li storta-strabismo-).
Miopia
La miopia è il difetto della vista più diffuso, interessa il 30% della popolazione europea, e costituisce la più comune delle alterazioni dell'occhio. Nel miope la vista da lontano è ridotta e gli oggetti appaiono sfuocati. Questo perché l'occhio ha un difetto di refrazione, che si traduce nella difficoltà di mettere a fuoco. Infatti i raggi luminosi provenienti da oggetti lontani cadono su un piano posto davanti alla retina, generando un'immagine retinica confusa.
Che cos'è la miopia?Talvolta la miopia può essere accompagnata anche da alterazioni della retina in grado di compromettere la funzionalità visiva. In presenza di alterazioni della retina centrale, né gli occhiali né le lenti a contatto consentono una vista nitida e immagini non sfuocate.
In questi casi la chirurgia refrattiva per ridurre la miopia non può fare aumentare i decimi, ma permette di acquistare maggiore acutezza visiva senza necessità delle lenti oppure utilizzando lenti con diottrie più ridotte e quindi meno ingombranti ed esteticamente spiacevoli. La diottria esprime proprio la potenza delle lenti necessaria a un occhio miope di vedere bene.
Nei casi di miopia progressiva, dovuta ad un progressivo allungamento del bulbo, la chirurgia può correggere il difetto refrattivo presente al momento dell'intervento , ma non elimina la tendenza ad un aumento della lunghezza del globo oculare e quindi non può evitare il peggioramento della miopia.
L'acutezza visiva esprime la prestazione visiva raggiungibile da ciascun occhio. Si misura in decimi facendo leggere su tavelloni appositi lettere o numeri. Quanto più piccoli sono i simboli riconosciuti tanto maggiore à l'acutezza visiva.
Gli occhi sani hanno una capacità visiva di dieci decimi (10/10).
Quali sono le cause della miopia?Le cause principali della miopia possono essere:
I sintomi della miopia possono includere:
La chirurgia foto refrattiva si avvale dell'utilizzo del laser ad eccimeri. L'energia del laser interrompe i legami fra le molecole e provoca una "evaporazione" del tessuto bersaglio senza danni sui tessuti circostanti.
Tenciche di chirurgia di superficie che comprende:
La miopia è il difetto della vista più diffuso, interessa il 30% della popolazione europea, e costituisce la più comune delle alterazioni dell'occhio. Nel miope la vista da lontano è ridotta e gli oggetti appaiono sfuocati. Questo perché l'occhio ha un difetto di refrazione, che si traduce nella difficoltà di mettere a fuoco. Infatti i raggi luminosi provenienti da oggetti lontani cadono su un piano posto davanti alla retina, generando un'immagine retinica confusa.
Che cos'è la miopia?Talvolta la miopia può essere accompagnata anche da alterazioni della retina in grado di compromettere la funzionalità visiva. In presenza di alterazioni della retina centrale, né gli occhiali né le lenti a contatto consentono una vista nitida e immagini non sfuocate.
In questi casi la chirurgia refrattiva per ridurre la miopia non può fare aumentare i decimi, ma permette di acquistare maggiore acutezza visiva senza necessità delle lenti oppure utilizzando lenti con diottrie più ridotte e quindi meno ingombranti ed esteticamente spiacevoli. La diottria esprime proprio la potenza delle lenti necessaria a un occhio miope di vedere bene.
Nei casi di miopia progressiva, dovuta ad un progressivo allungamento del bulbo, la chirurgia può correggere il difetto refrattivo presente al momento dell'intervento , ma non elimina la tendenza ad un aumento della lunghezza del globo oculare e quindi non può evitare il peggioramento della miopia.
L'acutezza visiva esprime la prestazione visiva raggiungibile da ciascun occhio. Si misura in decimi facendo leggere su tavelloni appositi lettere o numeri. Quanto più piccoli sono i simboli riconosciuti tanto maggiore à l'acutezza visiva.
Gli occhi sani hanno una capacità visiva di dieci decimi (10/10).
Quali sono le cause della miopia?Le cause principali della miopia possono essere:
- bulbo oculare più lungo del normale;
- curvatura della cornea o del cristallino maggiore della norma;
- eccessivo potere refrattivo del cristallino (miopia d'indice).
I sintomi della miopia possono includere:
- Visione sfocata quando si guardano gli oggetti lontani
- La necessità di strizzare gli occhi per vedere chiaramente
- Mal di testa per l'affaticamento degli occhi
- Visita oculistica con misura dell'acutezza visiva:
La diagnosi di miopia avviene durante la visita oculistica con la quale si misura l'acutezza visiva e vengono determinate con precisione le diottrie del difetto visivo, anche con l'ausilio di gocce cicloplegiche, che provocano la dilatazione della pupilla e una difficoltà nella messa a fuoco.
La miopia viene espressa in diottrie durante una visita oculistica. Semplificando, corrispondono al potere della lente necessaria per vedere nitidamente i simboli sul tabellone
La chirurgia foto refrattiva si avvale dell'utilizzo del laser ad eccimeri. L'energia del laser interrompe i legami fra le molecole e provoca una "evaporazione" del tessuto bersaglio senza danni sui tessuti circostanti.
Tenciche di chirurgia di superficie che comprende:
- PRK, una variante e la PRK trans epiteliale customizzata, una delle tecniche più all' avanguardia attualmente utilizzate
- LASEK
- EpiLASIK
- Tecniche di chirurgia intrastromali (LASIK)
- Chirurgia refrattiva "customizzata", indispensabile in presenza di di aberrazioni di alto ordine permette un ulteriore miglioramento della qualità dell'immagine retinica ottenuta dopo l'intervento implementando ulteriormente la qualità visiva ottenuta con l'intervento.
Presbiopia
Spesso le persone intorno ai quaranta anni tendono ad allontanare dal viso il testo che stanno leggendo, oppure soffrono di affaticamento e rossore degli occhi: sono i primi sintomi della presbiopia. La presbiopia non è una malattia ma un processo naturale, legato all'età, che si manifesta intorno ai 40-45 anni. Proprio perché è un fenomeno del tutto naturale, è largamente diffuso nella popolazione.
A cosa è dovuta la presbiopia?
L’occhio attraverso un meccanismo definito “accomodazione” riesce a mettere a fuoco sulla retina gli oggetti che sono posti a distanze differenti, variando appunto la curvatura della superficie del cristallino. Il cristallino è una formazione incolore e trasparente, praticamente una lente biconvessa, che è posta tra la camera anteriore dell’occhio ed il corpo vitreo e che consente di vedere chiaramente sia da lontano che da vicino.
Con l’invecchiamento diminuisce il potere di accomodazione del cristallino che perde elasticità, si irrigidisce e progressivamente non riesce a curvarsi adeguatamente per consentire la messa a fuoco degli oggetti vicini, che di conseguenza appaiono sfocati.
Quali sono i segni della presbiopia?
Il primo sintomo della presbiopia è la difficoltà di lettura per cui i caratteri appaiono sfocati e sdoppiati, in poche parole poco leggibili. Si scopre “all’improvviso” che è necessario allontanare gli oggetti per poterli vedere distintamente perché il punto di visione nitida degli oggetti diventa con il tempo sempre più distante dall’occhio stesso; si osserva poi che svolgere un lavoro che richiede una visione ravvicinata di oggetti o immagini per un tempo prolungato causa affaticamento visivo, accompagnato talvolta da bruciore ed arrossamento degli occhi.
La presbiopia si può prevenire?
No, perché non esistono malattie che inducono la presbiopia: si tratta infatti di un processo fisiologico legato all’età i cui primi segnali compaiono intorno ai 40 anni per peggiorare poi con l’andare del tempo.
Cosa succede quando sono presenti altri difetti della vista?
La presbiopia insorge in modo meno evidente nei miopi: infatti non è infrequente che ad un certo punto queste persone si accorgano di leggere e di vedere meglio. Al contrario, nei soggetti ipermetropi il difetto si manifesta più precocemente, anche prima dei 40 anni e con una sintomatologia più marcata.
Come si tratta la presbiopia?
E’ buona norma sottoporsi ad un controllo oculistico intorno ai 40 anni di età e soprattutto non rimandare la visita quando si è osservato un abbassamento o comunque un cambiamento della vista. Non è consigliabile fare finta di niente e costringere gli occhi a leggere ed a lavorare con difficoltà sottoponendoli ad inutili affaticamenti: il difetto si può e si deve correggere. Come? Il metodo più semplice, più pratico e più efficace è senza dubbio rappresentato dagli occhiali ed è buona norma affidarsi a lenti da vista di buona qualità.
Nel caso di presbiopia semplice, quando la la capacità di visione diminuisce allo stesso modo per entrambi gli occhi, è possibile ricorrere agli occhiali premontati, ossia occhiali correttivi già pronti all’uso, di diverse gradazioni.
Attualmente sono in via di perfezionamento diverse possibilità di tipo chirurgico per trattare la presbiopia ed evitare l’uso degli occhiali, ad esempio l‘inserimento all’interno dell’occhio di lenti speciali che svolgono le funzioni proprie del cristallino.
Spesso le persone intorno ai quaranta anni tendono ad allontanare dal viso il testo che stanno leggendo, oppure soffrono di affaticamento e rossore degli occhi: sono i primi sintomi della presbiopia. La presbiopia non è una malattia ma un processo naturale, legato all'età, che si manifesta intorno ai 40-45 anni. Proprio perché è un fenomeno del tutto naturale, è largamente diffuso nella popolazione.
A cosa è dovuta la presbiopia?
L’occhio attraverso un meccanismo definito “accomodazione” riesce a mettere a fuoco sulla retina gli oggetti che sono posti a distanze differenti, variando appunto la curvatura della superficie del cristallino. Il cristallino è una formazione incolore e trasparente, praticamente una lente biconvessa, che è posta tra la camera anteriore dell’occhio ed il corpo vitreo e che consente di vedere chiaramente sia da lontano che da vicino.
Con l’invecchiamento diminuisce il potere di accomodazione del cristallino che perde elasticità, si irrigidisce e progressivamente non riesce a curvarsi adeguatamente per consentire la messa a fuoco degli oggetti vicini, che di conseguenza appaiono sfocati.
Quali sono i segni della presbiopia?
Il primo sintomo della presbiopia è la difficoltà di lettura per cui i caratteri appaiono sfocati e sdoppiati, in poche parole poco leggibili. Si scopre “all’improvviso” che è necessario allontanare gli oggetti per poterli vedere distintamente perché il punto di visione nitida degli oggetti diventa con il tempo sempre più distante dall’occhio stesso; si osserva poi che svolgere un lavoro che richiede una visione ravvicinata di oggetti o immagini per un tempo prolungato causa affaticamento visivo, accompagnato talvolta da bruciore ed arrossamento degli occhi.
La presbiopia si può prevenire?
No, perché non esistono malattie che inducono la presbiopia: si tratta infatti di un processo fisiologico legato all’età i cui primi segnali compaiono intorno ai 40 anni per peggiorare poi con l’andare del tempo.
Cosa succede quando sono presenti altri difetti della vista?
La presbiopia insorge in modo meno evidente nei miopi: infatti non è infrequente che ad un certo punto queste persone si accorgano di leggere e di vedere meglio. Al contrario, nei soggetti ipermetropi il difetto si manifesta più precocemente, anche prima dei 40 anni e con una sintomatologia più marcata.
Come si tratta la presbiopia?
E’ buona norma sottoporsi ad un controllo oculistico intorno ai 40 anni di età e soprattutto non rimandare la visita quando si è osservato un abbassamento o comunque un cambiamento della vista. Non è consigliabile fare finta di niente e costringere gli occhi a leggere ed a lavorare con difficoltà sottoponendoli ad inutili affaticamenti: il difetto si può e si deve correggere. Come? Il metodo più semplice, più pratico e più efficace è senza dubbio rappresentato dagli occhiali ed è buona norma affidarsi a lenti da vista di buona qualità.
Nel caso di presbiopia semplice, quando la la capacità di visione diminuisce allo stesso modo per entrambi gli occhi, è possibile ricorrere agli occhiali premontati, ossia occhiali correttivi già pronti all’uso, di diverse gradazioni.
Attualmente sono in via di perfezionamento diverse possibilità di tipo chirurgico per trattare la presbiopia ed evitare l’uso degli occhiali, ad esempio l‘inserimento all’interno dell’occhio di lenti speciali che svolgono le funzioni proprie del cristallino.
Sindrome dell'occhio secco
La sindrome dell’occhio secco è un disturbo oculare dovuto ad una ridotta produzione lacrimale (ipolacrimia), da eccessiva evaporazione lacrimale o ad un’alterata qualità e composizione lacrimale (dislacrimia).
In Italia ne soffre il 25% della popolazione, interessa principalmente le donne dopo i 45 anni (50%) e quelle in menopausa (90%).
Quali sono le caratteristiche principali di questo disturbo?
La sindrome da occhio secco si distingue in primaria e secondaria, a seconda che sia isolata o conseguenza di altre patologie, come una malattia autoimmune, ad esempio il lupus eritematoso sistemico, l’ artrite reumatoide, la sclerodermia o la sindrome di Sjögren.
L’eccessiva evaporazione del film lacrimale è causata da fattori anche molto diversi fra loro ad esempio malattie locali (blefariti, congiuntiviti), errato o eccessivo utilizzo di lenti a contatto e/o colliri, assunzione di farmaci (in particolare ormoni, immunosoppressori, decongestionanti, antistaminici, diuretici, antidepressivi, betabloccanti, farmaci per le malattie cardiache e per il trattamento delle ulcere), età avanzata.
Quali sono i sintomi principali con i quali riconosciamo la sua comparsa?I sintomi che caratterizzano la sindrome dell’occhio secco sono: dolore oculare, senso di un corpo estraneo all’interno dell’occhio, rossore, bruciore ed annebbiamento visivo.
Spesso si associano anche disturbi alla gola e al seno paranasale: congestione nasale o sinusite, tosse cronica, raffreddori frequenti, allergie stagionali, congestione al centro dell’orecchio, mal di testa.
Quale è il trattamento farmacologico idoneo per curare questa sindrome?A livello iniziale la sindrome può essere curata con un semplice cambiamento delle proprie abitudini e correzione dei fattori ambientali.
E’ possibile inoltre intraprendere una terapia sostitutiva e/o correttiva a base di colliri o gel (lacrime artificiali) formati da sostanze che possiedono l’azione detergente, lubrificante e disinfettante delle lacrime naturali. Il collirio adeguato va prescritto dal medico oculista. In associazione possono essere prescritti dei farmaci antinfiammatori locali, somministrati come colliri.
Solo se la terapia farmacologica non è sufficiente, se esiste il rischio di danni alla cornea (come per la cheratocongiuntivite secca), si possono usare particolari lenti a contatto che proteggono la superficie oculare dall’effetto abrasivo delle palpebre.
Ci sono inoltre delle terapie a base di emoderivati, in particolare autosiero collirio, e di altri farmaci immunosoppressori di secondo livello, come la ciclosporina, e altre soluzioni con preparazioni a base di estratti placentari.
In qualche caso può essere utile l'ostruzione del puntino di deflusso del canale lacrimale con dei piccoli dispositivi rimovibili che permettono alla Lacrima di rimanere più a lungo a contatto con l'occhio.
E’ possibile prevenire questa sindrome?E’ opportuno effettuare una visita oculistica annuale per prevenire la comparsa di disturbi oculari, anche asintomatici.
La sindrome dell’occhio secco necessita di ancor più rigore in quanto difficile da diagnosticare, spesso i sintomi variano e si sovrappongono con altri disturbi. E’ indispensabile una diagnosi precoce e una gestione appropriata della sintomatologia per diminuire il discomfort e migliorare, per quanto possibile, la qualità della vista del paziente interessato.
La sindrome dell’occhio secco è un disturbo oculare dovuto ad una ridotta produzione lacrimale (ipolacrimia), da eccessiva evaporazione lacrimale o ad un’alterata qualità e composizione lacrimale (dislacrimia).
In Italia ne soffre il 25% della popolazione, interessa principalmente le donne dopo i 45 anni (50%) e quelle in menopausa (90%).
Quali sono le caratteristiche principali di questo disturbo?
La sindrome da occhio secco si distingue in primaria e secondaria, a seconda che sia isolata o conseguenza di altre patologie, come una malattia autoimmune, ad esempio il lupus eritematoso sistemico, l’ artrite reumatoide, la sclerodermia o la sindrome di Sjögren.
L’eccessiva evaporazione del film lacrimale è causata da fattori anche molto diversi fra loro ad esempio malattie locali (blefariti, congiuntiviti), errato o eccessivo utilizzo di lenti a contatto e/o colliri, assunzione di farmaci (in particolare ormoni, immunosoppressori, decongestionanti, antistaminici, diuretici, antidepressivi, betabloccanti, farmaci per le malattie cardiache e per il trattamento delle ulcere), età avanzata.
Quali sono i sintomi principali con i quali riconosciamo la sua comparsa?I sintomi che caratterizzano la sindrome dell’occhio secco sono: dolore oculare, senso di un corpo estraneo all’interno dell’occhio, rossore, bruciore ed annebbiamento visivo.
Spesso si associano anche disturbi alla gola e al seno paranasale: congestione nasale o sinusite, tosse cronica, raffreddori frequenti, allergie stagionali, congestione al centro dell’orecchio, mal di testa.
Quale è il trattamento farmacologico idoneo per curare questa sindrome?A livello iniziale la sindrome può essere curata con un semplice cambiamento delle proprie abitudini e correzione dei fattori ambientali.
E’ possibile inoltre intraprendere una terapia sostitutiva e/o correttiva a base di colliri o gel (lacrime artificiali) formati da sostanze che possiedono l’azione detergente, lubrificante e disinfettante delle lacrime naturali. Il collirio adeguato va prescritto dal medico oculista. In associazione possono essere prescritti dei farmaci antinfiammatori locali, somministrati come colliri.
Solo se la terapia farmacologica non è sufficiente, se esiste il rischio di danni alla cornea (come per la cheratocongiuntivite secca), si possono usare particolari lenti a contatto che proteggono la superficie oculare dall’effetto abrasivo delle palpebre.
Ci sono inoltre delle terapie a base di emoderivati, in particolare autosiero collirio, e di altri farmaci immunosoppressori di secondo livello, come la ciclosporina, e altre soluzioni con preparazioni a base di estratti placentari.
In qualche caso può essere utile l'ostruzione del puntino di deflusso del canale lacrimale con dei piccoli dispositivi rimovibili che permettono alla Lacrima di rimanere più a lungo a contatto con l'occhio.
E’ possibile prevenire questa sindrome?E’ opportuno effettuare una visita oculistica annuale per prevenire la comparsa di disturbi oculari, anche asintomatici.
La sindrome dell’occhio secco necessita di ancor più rigore in quanto difficile da diagnosticare, spesso i sintomi variano e si sovrappongono con altri disturbi. E’ indispensabile una diagnosi precoce e una gestione appropriata della sintomatologia per diminuire il discomfort e migliorare, per quanto possibile, la qualità della vista del paziente interessato.
STRABISMO
Che cos'è?Lo strabismo è una patologia relativamente comune (riguarda circa il 4% dei bambini): può essere ereditaria o dovuta ad anomalie oculari. E' una deviazione degli assi oculari che non sono paralleli nelle varie posizioni di sguardo. Il trattamento dello strabismo può essere ortottico, ovvero tramite specifici esercizi, e nei casi più gravi chirurgico.OrigineLo strabismo nei bambini può essere causato da difetti della vista non corretti come miopia, astigmatismo e ipermetropia. Mentre negli adulti i fattori di rischio sono: ereditarietà, anomalie oculari, paresi di origine cerebrale o di muscoli dell'occhio. Un'altra causa di strabismo è l'ambliopia (occhio pigro), patologia che consiste in funzione visiva ridotta di uno degli occhi.Come si manifestaIl sintomo principale dello strabismo è un disallineamento degli occhi che può manifestarsi anche con riduzione della vista, annebbiamento e visione doppia. Altri sintomi comuni dello strabismo negli adulti sono: dolore al collo, mal di testa e vertigini.Come si accertaLa diagnosi di strabismo avviene attraverso una visita approfondita nel corso della quale si ricorre ad una sorgente luminosa per verificare se lo sguardo converge in maniera corretta sullo stesso punto. Per una diagnosi ancor più specifica si procede alla valutazione ortottica per misurare la capacità visiva del paziente.
Che cos'è?Lo strabismo è una patologia relativamente comune (riguarda circa il 4% dei bambini): può essere ereditaria o dovuta ad anomalie oculari. E' una deviazione degli assi oculari che non sono paralleli nelle varie posizioni di sguardo. Il trattamento dello strabismo può essere ortottico, ovvero tramite specifici esercizi, e nei casi più gravi chirurgico.OrigineLo strabismo nei bambini può essere causato da difetti della vista non corretti come miopia, astigmatismo e ipermetropia. Mentre negli adulti i fattori di rischio sono: ereditarietà, anomalie oculari, paresi di origine cerebrale o di muscoli dell'occhio. Un'altra causa di strabismo è l'ambliopia (occhio pigro), patologia che consiste in funzione visiva ridotta di uno degli occhi.Come si manifestaIl sintomo principale dello strabismo è un disallineamento degli occhi che può manifestarsi anche con riduzione della vista, annebbiamento e visione doppia. Altri sintomi comuni dello strabismo negli adulti sono: dolore al collo, mal di testa e vertigini.Come si accertaLa diagnosi di strabismo avviene attraverso una visita approfondita nel corso della quale si ricorre ad una sorgente luminosa per verificare se lo sguardo converge in maniera corretta sullo stesso punto. Per una diagnosi ancor più specifica si procede alla valutazione ortottica per misurare la capacità visiva del paziente.
CHERATITE
Che cos’è la Cheratite?
La cheratite è un’infiammazione della cornea, la parte anteriore trasparente del bulbo oculare, la prima lente del percorso ottico, costantemente ricoperta dal film lacrimale. I segni della cheratite sono soggettivi (epifora, fotofobia, blefarospasmo, sensazione di corpo estraneo, bruciore) e/o oggettivi (rossore oculare, infiltrati stromali, lesioni epiteliali). Si distinguono le cheratiti superficiali che, dopo la guarigione, generalmente non lasciano cicatrici, da quelle profonde, che possono lasciare porzioni di cornea non perfettamente trasparenti (leucoma corneale); se il leucoma è posizionato in prossimità dell’asse visivo principale può ridurre la capacità visiva.
Si riconoscono cheratiti dovute ad agenti fisici (es. raggi ultravioletti), ad agenti chimici (acidi o alcali) o ad agenti biologici (protozoi, batteri, virus, funghi). Tra le cheratiti da agenti fisici le più comuni sono quelle da esposizione ai raggi ultravioletti; per quelle da agenti chimici bisogna considerare le forme da acidi e da sostanze alcaline, generalmente più gravi; storicamente le più frequenti sono quelle da calce. Le cheratiti da agenti biologici possono essere dovute a batteri, miceti, Chlamydie, virus o protozoi.
La diagnosi viene fatta dall’oculista guardando il segmento anteriore nel corso di una visita oculistica.
Le terapie sono varie e dipendono dal tipo e dalla gravità della cheratite.
Che cos’è la Cheratite?
La cheratite è un’infiammazione della cornea, la parte anteriore trasparente del bulbo oculare, la prima lente del percorso ottico, costantemente ricoperta dal film lacrimale. I segni della cheratite sono soggettivi (epifora, fotofobia, blefarospasmo, sensazione di corpo estraneo, bruciore) e/o oggettivi (rossore oculare, infiltrati stromali, lesioni epiteliali). Si distinguono le cheratiti superficiali che, dopo la guarigione, generalmente non lasciano cicatrici, da quelle profonde, che possono lasciare porzioni di cornea non perfettamente trasparenti (leucoma corneale); se il leucoma è posizionato in prossimità dell’asse visivo principale può ridurre la capacità visiva.
Si riconoscono cheratiti dovute ad agenti fisici (es. raggi ultravioletti), ad agenti chimici (acidi o alcali) o ad agenti biologici (protozoi, batteri, virus, funghi). Tra le cheratiti da agenti fisici le più comuni sono quelle da esposizione ai raggi ultravioletti; per quelle da agenti chimici bisogna considerare le forme da acidi e da sostanze alcaline, generalmente più gravi; storicamente le più frequenti sono quelle da calce. Le cheratiti da agenti biologici possono essere dovute a batteri, miceti, Chlamydie, virus o protozoi.
La diagnosi viene fatta dall’oculista guardando il segmento anteriore nel corso di una visita oculistica.
Le terapie sono varie e dipendono dal tipo e dalla gravità della cheratite.
CONGIUNTIVITE
La congiuntiva e’ quella membrana trasparente che si trova sopra la parte bianca dell’occhio. L’infiammazione di questa membrana e’ chiamata congiuntivite.
CONGIUNTIVITE: SINTOMI E SEGNIIl piu’ ovvio sintomi della congiuntivite e’ il rossore all’occhio, dovuto ad una infiammazione. Le congiuntiviti possono anche causare dolori o prurito.
Come fare per sapere da che tipo di congiuntivite si e’ affetti?
[h3]La congiuntivite virale di solito si presenta in un solo occhio e causa un’eccessiva lacrimazione e leggera secrezione purulenta.[/h3][h3]La congiuntivite batterica interessa entrambi gli occhi e causa una pesante secrezione purulenta, a volte verdognola.[/h3][h3]La congintivite allergica interessa entrambi gli occhi e causa prurito e arrossamento negli occhi e qualche volta nel naso, cosi’ come eccessiva lacrimazione.[/h3][h3]La congiuntivite giganto-papillare di solito interessa entrambi gli occhi e causa intolleranza alle lenti a contatto, prurito e pesante secrezione purulenta e lacrimazione.[/h3]
Per localizzare la causa e quindi scegliere il trattamento appropriato, l’oculista fara’ alcune domande, esaminera’ gli occhi e probabilmente raccogliera’ un campione su un tampone per analizzarlo.
QUALI SONO LE CAUSE DELLA CONGIUNTIVITE?Le congiuntiviti possono essere innescate da virus, batteri, reazioni allergiche (a polvere, polline, fumo, vapori o chimiche) o, nel caso di congiuntiviti giganto-papillari, un corpo estraneo nell’occhio, tipicamente una lente a contatto. Le infezioni sistemiche batteriche e virali possono altresi’ causare congiuntiviti.
CONGIUNTIVITI: TRATTAMENTOPrevenzione. La prima linea di difesa e’ evitare le cause della congiuntivite. Sia la congiuntivite virale che quella batterica si diffondono rapidamente agli altri. Di seguito alcuni consigli utili per evitare il diffondersi della congiuntivite la re-infezione:
Lavarsi spesso le mani, ed evitare di toccarsi o strofinarsi gli occhi. Non condividere asciugamani, tovagliette o federe con nessun altro, e lavare questi oggetti dopo ciascun utilizzo.
Non condividere gocce per gli occhi o cosmetici come il mascara e l’ombretto. Sostituirli dopo aver avuto l’infezione, per evitare di riprenderla.
Il proprio oculista potrebbe raccomandare di fare un uso discontinuo di lenti a contatto o sostiturle quando l’infezione passa.
Impacchi caldi possono aiutare a calmare il dolore agli occhi quando si ha una congiuntivite virale o batterica.
Per prevenire le congiuntiviti allergiche, tenere porte e finestre chiuse nei giorni in cui c’e’ parecchio polline nell’aria. Rimuovere la polvere e aspirare spesso per alleviare potenziali agenti allergenici in casa. Restare in aree ben ventilate se si e’ esposti a fumo, vapori o agenti chimici. Impacchi freddi possono alleviare il dolore.
Se si sta sviluppando una congiuntivite giganto-papillare, probabilmente si e’ un portatore di lenti a contatto. E’ necessario che si smetta con l’utilizzo delle lenti, almeno per un po’ di tempo. Il proprio oculista potrebbe consigliare di passare ad un altro tipo di lenti a contatto, per prevenire l’insorgere di una nuova congiuntivite. Per esempio, si potrebbe aver bisogno di passare dalle lenti a contatto morbide a quelle a gas permeabile, o viceversa, o si potrebbe passare a lenti a contatto da cambiare piu’ spesso, da lenti a contatto tradizionali a quelle giornaliere monouso.
Medicazioni. Il medico di solito non prescrive medicinali per le congiuntiviti virali, perche’ queste vanno via da sole nel giro di qualche giorno. Le congiuntiviti batteriche vengono alleviate con gocce antibiotiche, mentre pillole o gocce antistaminiche aiutano a tenere sotto controllo i sintomi delle congiuntiviti allergiche. Per le congiuntiviti giganto-papillari il medico puo’ prescrivere gocce per ridurre l’infiammazione e il prurito.
Di solito, le congiuntiviti sono un’infezione minore dell’occhio, ma qualche volta possono svilupparsi in una condizione piu’ seria. Recarsi dall’oculista per una diagnosi prima di usare le gocce nella propria cassetta dei medicinali che si sono usate per precedenti infezioni o problemi degli occhi.
La congiuntiva e’ quella membrana trasparente che si trova sopra la parte bianca dell’occhio. L’infiammazione di questa membrana e’ chiamata congiuntivite.
CONGIUNTIVITE: SINTOMI E SEGNIIl piu’ ovvio sintomi della congiuntivite e’ il rossore all’occhio, dovuto ad una infiammazione. Le congiuntiviti possono anche causare dolori o prurito.
Come fare per sapere da che tipo di congiuntivite si e’ affetti?
[h3]La congiuntivite virale di solito si presenta in un solo occhio e causa un’eccessiva lacrimazione e leggera secrezione purulenta.[/h3][h3]La congiuntivite batterica interessa entrambi gli occhi e causa una pesante secrezione purulenta, a volte verdognola.[/h3][h3]La congintivite allergica interessa entrambi gli occhi e causa prurito e arrossamento negli occhi e qualche volta nel naso, cosi’ come eccessiva lacrimazione.[/h3][h3]La congiuntivite giganto-papillare di solito interessa entrambi gli occhi e causa intolleranza alle lenti a contatto, prurito e pesante secrezione purulenta e lacrimazione.[/h3]
Per localizzare la causa e quindi scegliere il trattamento appropriato, l’oculista fara’ alcune domande, esaminera’ gli occhi e probabilmente raccogliera’ un campione su un tampone per analizzarlo.
QUALI SONO LE CAUSE DELLA CONGIUNTIVITE?Le congiuntiviti possono essere innescate da virus, batteri, reazioni allergiche (a polvere, polline, fumo, vapori o chimiche) o, nel caso di congiuntiviti giganto-papillari, un corpo estraneo nell’occhio, tipicamente una lente a contatto. Le infezioni sistemiche batteriche e virali possono altresi’ causare congiuntiviti.
CONGIUNTIVITI: TRATTAMENTOPrevenzione. La prima linea di difesa e’ evitare le cause della congiuntivite. Sia la congiuntivite virale che quella batterica si diffondono rapidamente agli altri. Di seguito alcuni consigli utili per evitare il diffondersi della congiuntivite la re-infezione:
Lavarsi spesso le mani, ed evitare di toccarsi o strofinarsi gli occhi. Non condividere asciugamani, tovagliette o federe con nessun altro, e lavare questi oggetti dopo ciascun utilizzo.
Non condividere gocce per gli occhi o cosmetici come il mascara e l’ombretto. Sostituirli dopo aver avuto l’infezione, per evitare di riprenderla.
Il proprio oculista potrebbe raccomandare di fare un uso discontinuo di lenti a contatto o sostiturle quando l’infezione passa.
Impacchi caldi possono aiutare a calmare il dolore agli occhi quando si ha una congiuntivite virale o batterica.
Per prevenire le congiuntiviti allergiche, tenere porte e finestre chiuse nei giorni in cui c’e’ parecchio polline nell’aria. Rimuovere la polvere e aspirare spesso per alleviare potenziali agenti allergenici in casa. Restare in aree ben ventilate se si e’ esposti a fumo, vapori o agenti chimici. Impacchi freddi possono alleviare il dolore.
Se si sta sviluppando una congiuntivite giganto-papillare, probabilmente si e’ un portatore di lenti a contatto. E’ necessario che si smetta con l’utilizzo delle lenti, almeno per un po’ di tempo. Il proprio oculista potrebbe consigliare di passare ad un altro tipo di lenti a contatto, per prevenire l’insorgere di una nuova congiuntivite. Per esempio, si potrebbe aver bisogno di passare dalle lenti a contatto morbide a quelle a gas permeabile, o viceversa, o si potrebbe passare a lenti a contatto da cambiare piu’ spesso, da lenti a contatto tradizionali a quelle giornaliere monouso.
Medicazioni. Il medico di solito non prescrive medicinali per le congiuntiviti virali, perche’ queste vanno via da sole nel giro di qualche giorno. Le congiuntiviti batteriche vengono alleviate con gocce antibiotiche, mentre pillole o gocce antistaminiche aiutano a tenere sotto controllo i sintomi delle congiuntiviti allergiche. Per le congiuntiviti giganto-papillari il medico puo’ prescrivere gocce per ridurre l’infiammazione e il prurito.
Di solito, le congiuntiviti sono un’infezione minore dell’occhio, ma qualche volta possono svilupparsi in una condizione piu’ seria. Recarsi dall’oculista per una diagnosi prima di usare le gocce nella propria cassetta dei medicinali che si sono usate per precedenti infezioni o problemi degli occhi.
CatarattaLa cataratta é la più comune causa di riduzione della qualità dell’immagine percepita. È dovuta alla perdita di trasparenza, più o meno pronunciata, del cristallino. Il cristallino é una lente posta all’interno dell’occhio, dietro all’iride e la sua funzione é contribuire con la cornea nella messa a fuoco degli oggetti e permettere la messa a fuoco degli oggetti vicini (accomodazione).
Quali sono le cause?Nella maggior parte dei casi il primo fattore di rischio é l’età, interessando in qualche misura circa l’80% delle persone sopra i 60 anni. Altri fattori di rischio sono il diabete, l’esposizione alla luce solare, l’utilizzo di corticosteroidi, la disidratazione, il fumo e l’alcool, i traumi. Anche malattie oculari concomitanti come le uveiti, il glaucoma, la miopia degenerativa oppure pregresse chirurgie intraoculari possono indurre la cataratta, o anticiparne la comparsa.
La cataratta congenita é presente alla nascita o viene diagnosticata nei primi 6 mesi di vita ed è responsabile di circa il 10/15% di tutte le cecità infantili. Piccole opacità puntiformi del cristallino che non interferiscono in maniera significativa con la trasparenza e, quindi, con l’adeguato sviluppo visivo, sono presenti nello 0,4% dei neonati.
La cataratta giovanile può derivare dalla progressione di un’opacità di origine congenitale o essere causata da farmaci, traumi, malattie oculari o sistemiche.
Quali sono i sintomi?Il sintomo più comune della cataratta é un annebbiamento visivo progressivo, legato a fenomeni di diffusione e diffrazione della luce. L’entità del calo visivo dipende dal tipo e dalla sede dell’opacizzazione: opacità più irregolari e centrali tendono ad essere più invalidanti.
Comune é la sensazione di abbagliamento: la visione é particolarmente disturbata in presenza di luci intense, ad esempio durante la guida serale e notturna.
Altri sintomi della cataratta possono essere la visione sdoppiata in un singolo occhio, la comparsa di aloni colorati attorno alle fonti luminose, la necessità di cambiare con frequenza gli occhiali, un paradossale miglioramento visivo che permette di togliere gli occhiali utilizzati per vicino o per lontano.
La DiagnosiLa cataratta può essere diagnosticata durante una visita oculistica completa di indagine anamnestica, esame biomicroscopico con lampada a fessura, valutazione della refrazione e dell’acutezza visiva, valutazione del fundus oculi.
Altri esami importanti sono la valutazione dell’endotelio corneale, la biometria dell’occhio.
Esami approfondimento delle condizioni della retina, qualiOCT e fluorangiografia, possono essere utili secondo l’indicazione del medico oculista. Se a causa di una cataratta avanzata il fondo dell’occhio non é esplorabile si esegue un’ecografia oculare.
In casi particolari si rendono necessari un esame del campo visivo e una valutazione ortottica.
I TrattamentiL’unica terapia efficace nella cataratta é l’intervento chirurgico, atto ad asportare il cristallino opaco.
Prima della chirurgia é opportuno discutere con il paziente dei rischi e benefici della chirurgia della cataratta, sottolineando i rischi specifici individuali eventualmente emersi durante la visita oculistica e gli esami preoperatori. È necessario scegliere il risultato refrattivo desiderato, tenendo conto del bilanciamento fra i due occhi.
Solitamente l’intervento si esegue in regime ambulatoriale e l’ospedalizzazione non é necessaria. Dopo la rimozione della cataratta é opportuno un breve periodo di riposo che sarà suggerito dall’oculista insieme all’anestesista.
Il chirurgo dovrà valutare:
AnestesiaLa sola instillazione di gocce di collirio anestetico é di norma sufficiente a garantire una chirurgia confortevole. In alternativa, l’anestesia può essere indotta mediante iniezioni vicino all’occhio. Solo in rari casi può rendersi necessaria l’anestesia generale. La scelta viene effettuata dal chirurgo oculista col parere del medico anestesista sulla base delle condizioni cliniche del paziente. Si terrà conto, per quanto possibile, anche del desiderio del paziente.
Scelta del cristallino artificialeSarà compito del chirurgo stabilire la scelta del tipo di cristallino artificiale più opportuna. È importante ricordare che l’intervento di cataratta non è un intervento puramente refrattivo, ossia finalizzato alla correzione dei difetti visivi per diminuire la dipendenza dagli occhiali. È infatti normale che, dopo l’intervento, permanga un modesto difetto visivo (miopia, ipermetropia, astigmatismo), comportante l’impiego di un occhiale.
La rimozione della cataratta, nella maggioranza dei casi, viene eseguita mediante la facoemulsificazione, ossia con una sonda che frantuma ed aspira il cristallino. Il cristallino é avvolto da un involucro sottile (capsula) che lo mantiene in posizione. La capsula viene lasciata al suo posto perchè occorre come supporto per il cristallino artificiale e mantiene separata la porzione posteriore dell’occhio (vitreo e retina) da quella anteriore.
L’intervento é microchirurgico in quanto richiede l’impiego del microscopio operatorio e micro-inasivo, perché prevede l’ingresso nell’occhio tramite delle incisioni di 2-3 mm., che abitualmente non richiedono l’utilizzo di punti di sutura.
Raramente, cataratte molto avanzate non possono essere frantumate mediante la tecnica di facoemulsificazione e richiedono l’utilizzo della tecnica di estrazione extracapsulare, nella quale il cristallino viene estratto in toto, rendendo sia l’intervento che i tempi di recupero più lunghi e meno standardizzabili.
Cosa succede dopo l’intervento alla cataratta?
Dop l’asportazione della cataratta, il paziente potrà avere sensazione di corpo estraneo, bruciore, fastidio, lacrimazione, fotofobia, annebbiamento della vista e talvolta cefalea. La visione potrà essere poco nitida con macchie rossastre dovute all’abbagliamento della luce utilizzata durante l’intervento.
La vista migliorerà in funzione della situazione clinica preoperatoria.
L’attività professionale, l’uso di macchine o di strumenti pericolosi, la guida dell’auto sono sconsigliati per un periodo di tempo che sarà definito dall’oculista.
La PrevenzioneLa cataratta é una malattia degenerativa ed appare ragionevole che delle abitudini comportamentali corrette possano rallentare i processi di invecchiamento, compreso l’opacizzazione del cristallino.
È sempre consigliabile mantenere controllato il peso corporeo, svolgere regolarmente una moderata attività fisica, curare che l’alimentazione sia bilanciata e ricca di sostanze antiossidanti, astenersi dal fumo, proteggersi con occhiali da sole.
Attualmente, non esistono però evidenze che dimostrino la possibilità di prevenzione primaria della cataratta.
Quali sono le cause?Nella maggior parte dei casi il primo fattore di rischio é l’età, interessando in qualche misura circa l’80% delle persone sopra i 60 anni. Altri fattori di rischio sono il diabete, l’esposizione alla luce solare, l’utilizzo di corticosteroidi, la disidratazione, il fumo e l’alcool, i traumi. Anche malattie oculari concomitanti come le uveiti, il glaucoma, la miopia degenerativa oppure pregresse chirurgie intraoculari possono indurre la cataratta, o anticiparne la comparsa.
La cataratta congenita é presente alla nascita o viene diagnosticata nei primi 6 mesi di vita ed è responsabile di circa il 10/15% di tutte le cecità infantili. Piccole opacità puntiformi del cristallino che non interferiscono in maniera significativa con la trasparenza e, quindi, con l’adeguato sviluppo visivo, sono presenti nello 0,4% dei neonati.
La cataratta giovanile può derivare dalla progressione di un’opacità di origine congenitale o essere causata da farmaci, traumi, malattie oculari o sistemiche.
Quali sono i sintomi?Il sintomo più comune della cataratta é un annebbiamento visivo progressivo, legato a fenomeni di diffusione e diffrazione della luce. L’entità del calo visivo dipende dal tipo e dalla sede dell’opacizzazione: opacità più irregolari e centrali tendono ad essere più invalidanti.
Comune é la sensazione di abbagliamento: la visione é particolarmente disturbata in presenza di luci intense, ad esempio durante la guida serale e notturna.
Altri sintomi della cataratta possono essere la visione sdoppiata in un singolo occhio, la comparsa di aloni colorati attorno alle fonti luminose, la necessità di cambiare con frequenza gli occhiali, un paradossale miglioramento visivo che permette di togliere gli occhiali utilizzati per vicino o per lontano.
La DiagnosiLa cataratta può essere diagnosticata durante una visita oculistica completa di indagine anamnestica, esame biomicroscopico con lampada a fessura, valutazione della refrazione e dell’acutezza visiva, valutazione del fundus oculi.
Altri esami importanti sono la valutazione dell’endotelio corneale, la biometria dell’occhio.
Esami approfondimento delle condizioni della retina, qualiOCT e fluorangiografia, possono essere utili secondo l’indicazione del medico oculista. Se a causa di una cataratta avanzata il fondo dell’occhio non é esplorabile si esegue un’ecografia oculare.
In casi particolari si rendono necessari un esame del campo visivo e una valutazione ortottica.
I TrattamentiL’unica terapia efficace nella cataratta é l’intervento chirurgico, atto ad asportare il cristallino opaco.
Prima della chirurgia é opportuno discutere con il paziente dei rischi e benefici della chirurgia della cataratta, sottolineando i rischi specifici individuali eventualmente emersi durante la visita oculistica e gli esami preoperatori. È necessario scegliere il risultato refrattivo desiderato, tenendo conto del bilanciamento fra i due occhi.
Solitamente l’intervento si esegue in regime ambulatoriale e l’ospedalizzazione non é necessaria. Dopo la rimozione della cataratta é opportuno un breve periodo di riposo che sarà suggerito dall’oculista insieme all’anestesista.
Il chirurgo dovrà valutare:
AnestesiaLa sola instillazione di gocce di collirio anestetico é di norma sufficiente a garantire una chirurgia confortevole. In alternativa, l’anestesia può essere indotta mediante iniezioni vicino all’occhio. Solo in rari casi può rendersi necessaria l’anestesia generale. La scelta viene effettuata dal chirurgo oculista col parere del medico anestesista sulla base delle condizioni cliniche del paziente. Si terrà conto, per quanto possibile, anche del desiderio del paziente.
Scelta del cristallino artificialeSarà compito del chirurgo stabilire la scelta del tipo di cristallino artificiale più opportuna. È importante ricordare che l’intervento di cataratta non è un intervento puramente refrattivo, ossia finalizzato alla correzione dei difetti visivi per diminuire la dipendenza dagli occhiali. È infatti normale che, dopo l’intervento, permanga un modesto difetto visivo (miopia, ipermetropia, astigmatismo), comportante l’impiego di un occhiale.
La rimozione della cataratta, nella maggioranza dei casi, viene eseguita mediante la facoemulsificazione, ossia con una sonda che frantuma ed aspira il cristallino. Il cristallino é avvolto da un involucro sottile (capsula) che lo mantiene in posizione. La capsula viene lasciata al suo posto perchè occorre come supporto per il cristallino artificiale e mantiene separata la porzione posteriore dell’occhio (vitreo e retina) da quella anteriore.
L’intervento é microchirurgico in quanto richiede l’impiego del microscopio operatorio e micro-inasivo, perché prevede l’ingresso nell’occhio tramite delle incisioni di 2-3 mm., che abitualmente non richiedono l’utilizzo di punti di sutura.
Raramente, cataratte molto avanzate non possono essere frantumate mediante la tecnica di facoemulsificazione e richiedono l’utilizzo della tecnica di estrazione extracapsulare, nella quale il cristallino viene estratto in toto, rendendo sia l’intervento che i tempi di recupero più lunghi e meno standardizzabili.
Cosa succede dopo l’intervento alla cataratta?
Dop l’asportazione della cataratta, il paziente potrà avere sensazione di corpo estraneo, bruciore, fastidio, lacrimazione, fotofobia, annebbiamento della vista e talvolta cefalea. La visione potrà essere poco nitida con macchie rossastre dovute all’abbagliamento della luce utilizzata durante l’intervento.
La vista migliorerà in funzione della situazione clinica preoperatoria.
L’attività professionale, l’uso di macchine o di strumenti pericolosi, la guida dell’auto sono sconsigliati per un periodo di tempo che sarà definito dall’oculista.
La PrevenzioneLa cataratta é una malattia degenerativa ed appare ragionevole che delle abitudini comportamentali corrette possano rallentare i processi di invecchiamento, compreso l’opacizzazione del cristallino.
È sempre consigliabile mantenere controllato il peso corporeo, svolgere regolarmente una moderata attività fisica, curare che l’alimentazione sia bilanciata e ricca di sostanze antiossidanti, astenersi dal fumo, proteggersi con occhiali da sole.
Attualmente, non esistono però evidenze che dimostrino la possibilità di prevenzione primaria della cataratta.
Iridociclite
Infiammazione oculare a carico del-l’iride e del corpo ciliare, detta anche uveite anteriore. Si tratta di un’affezione relativamente frequente, che spesso colpisce entrambi gli occhi in forma acuta o cronica e ha la tendenza a recidivare.Cause
Sono multiple e talvolta difficili da determinare. Un’iridociclite spesso fa seguito a un’infezione batterica (sinusite, ascesso dentale, infezione urinaria, tubercolosi, sifilide, brucellosi e così via), virale (soprattutto herpes zoster) o parassitaria (leptospirosi), ma può anche essere dovuta a una malattia reumatica (spondiloartrite anchilosante nell’adulto, malattia di Still nel bambino) o a un’affezione sistemica, alla malattia di Behçet o a una localizzazione della sarcoidosi.
Sintomi e diagnosi
L’iridociclite si manifesta con doloreoculare sordo e moderato e diminuzione dell’acuità visiva di grado variabile, in genere contenuta. L’esame rivela un arrossamento dell’occhio, proteine infiammatorie nell’umore acqueo(fenomeno di Tyndall), alcuni precipitati nella faccia posteriore della cornea, aderenze (sinechie) tra il bordo della pupilla e il cristallino.
Trattamento
È rivolto tanto alla causa, se si riesce a individuarla, quanto al sintomoinfiammatorio, e consiste nell’uso di colliri midriatici che dilatano la pupilla, per evitare le sinechie e, talvolta, in una corticoterapia per via generale.
Infiammazione oculare a carico del-l’iride e del corpo ciliare, detta anche uveite anteriore. Si tratta di un’affezione relativamente frequente, che spesso colpisce entrambi gli occhi in forma acuta o cronica e ha la tendenza a recidivare.Cause
Sono multiple e talvolta difficili da determinare. Un’iridociclite spesso fa seguito a un’infezione batterica (sinusite, ascesso dentale, infezione urinaria, tubercolosi, sifilide, brucellosi e così via), virale (soprattutto herpes zoster) o parassitaria (leptospirosi), ma può anche essere dovuta a una malattia reumatica (spondiloartrite anchilosante nell’adulto, malattia di Still nel bambino) o a un’affezione sistemica, alla malattia di Behçet o a una localizzazione della sarcoidosi.
Sintomi e diagnosi
L’iridociclite si manifesta con doloreoculare sordo e moderato e diminuzione dell’acuità visiva di grado variabile, in genere contenuta. L’esame rivela un arrossamento dell’occhio, proteine infiammatorie nell’umore acqueo(fenomeno di Tyndall), alcuni precipitati nella faccia posteriore della cornea, aderenze (sinechie) tra il bordo della pupilla e il cristallino.
Trattamento
È rivolto tanto alla causa, se si riesce a individuarla, quanto al sintomoinfiammatorio, e consiste nell’uso di colliri midriatici che dilatano la pupilla, per evitare le sinechie e, talvolta, in una corticoterapia per via generale.
CONGIUNTIVITE La congiuntivite è uno dei disturbi più comuni per gli occhi di piccoli e grandi. Il 70% delle richieste di una visita oculistica è proprio per questa ragione. Si tratta di un’infiammazioneche può evolvere come infezione della congiuntiva, la membrana trasparente che ricopre l’interno della palpebra e parte del bulbo oculare.
EpidemiologiaIl sintomo più caratteristico di questa patologia è l’arrossamento dell’occhio: i vasi sanguigni, a causa dell’infiammazione, diventano più visibili, dando all’occhio un caratteristico rossore. Tale segno clinico però non è sufficiente per la diagnosi perché può essere il sintomo anche di altri disturbi oculari: "Occhi rossi: sintomi, cause e rimedi".
La causa della congiuntivite può essere infettiva o meno: virus e batteri sono le cause infettive più comuni, mentre la congiuntivite non infettiva è principalmente di tipo allergico, da sostanze irritanti/tossiche o secondaria ad altre malattie come il glaucoma acuto, la blefarite o la cheratite.
Per un approfondimento si rimanda all'articolo: "Glaucoma: cause, sintomi diagnosi e cure".
CauseLa congiuntivite può essere causata da:
In ogni forma di congiuntivite l’infiammazione, anche se particolarmente fastidiosa, di rado può compromettere la visione.
La causa più comune dell’infezione è un virus,che spesso determina la comparsa di altri sintomi come raffreddore, febbre e altre malattie da raffreddamento. In questi casi non esiste una terapia specifica e l’infezione deve semplicemente fare il suo corso.
Quando invece la causa è batterica, la risoluzione è quasi sempre spontanea ma, se necessario, può essere impiegato un antibioticoper velocizzarne il decorso. In genere questa forma di congiuntivite colpisce un occhio solo ma, se trascurata, può facilmente estendersi all’altro.
La prevenzione passa soprattutto attraverso un frequente lavaggio delle mani, anche se in alcuni casi la fonte di contagio rimane sconosciuta, come riportato sul sito webMD.
Infine anche la stagione dell’anno e l’età possono influenzare la comparsa di congiuntivite:
Sintomatologia
Distinguere correttamente tra i vari tipi di congiuntivite non è immediato perché sintomi simili nascondono situazioni cliniche diverse. Nella pratica clinica, si rivelano utili alcune indicazioni sul tipo di secrezione e di sintomi oculari:
Fattori di rischioI principali fattori di rischio sono:
Sintomatologia per tipologieCongiuntivite virale
I sintomi includono granulosità (sensazione di granelli tipo sabbia nell’occhio), bruciore o irritazione e fotofobia.
La forma virale è molto contagiosa: il rischio di trasmissione stimato è tra il 10% e il 50%. Inoltre, di solito, si accompagna a sintomi respiratori e alla comparsa di febbre. Altre cause virali includono l’infezione da Herpes simplex (1,3%-4,8%), di solito unilaterale e associata a lesioni vescicolari delle labbra (Herpes simplex), e da Herpes zoster (fuoco di sant’Antonio) localizzato a livello del nervo trigemino.
Gli antibiotici non servono perché non agiscono contro il virus.
È essenziale in questi casi evitare l’applicazione o la somministrazione di principi attivi con cortisonici perché possono potenzialmente dare delle complicazioni anche gravi. Senza alcun trattamento, l’infezione di solito si risolve in una-due settimane, senza conseguenze a lungo termine, ma in alcuni casi è necessario più tempo. Per alleviare alcuni sintomi possono essere impiegate lacrime artificiali, antistaminici topici o impacchi freddi.
Congiuntivite batterica
Questo tipo di congiuntivite, detta congiuntivite batterica acuta è dovuta a batteri Staphilococchi e Streptococchi. Interessa inizialmente un solo occhio (unilaterale), ma il secondo occhio è spesso rapidamente intaccato.
I sintomi comprendono la secrezione muco-purulenta appiccicosa e la sensazione di corpo estraneo nell’occhio, ma non ci sono variazioni sulle reazioni pupillari o sulla visione.
La forma batterica iperacuta è spesso causata da Neisseria gonorrhoeae e si diffonde negli adulti sessualmente attivi e può essere acquisita dai neonati alla nascita. L’infezione ha un esordio improvviso e può rapidamente portare alla perforazione della cornea. Si caratterizza da una abbondante secrezione purulenta che si riforma rapidamente dopo che è stata rimossa. I sintomi comprendono dolore, visione diminuita e gonfiore nell’area oculare.
La congiuntivite batterica cronica è caratterizzata da segni e sintomi che persistono per almeno quattro settimane, con frequenti ricadute. Gli occhi sono arrossati e la secrezione purulenta persistente. È generalmente causata da Staphylococcus aureus, Moraxella lacunata e batteri enterici.
In alcuni casi, in particolare nei bambini, invece del collirio può essere prescritta una crema oculare perché è facile da somministrare ai neonati o ai più piccoli rispetto al collirio, tuttavia la visione può essere offuscata anche per 5-10 minuti dopo l’applicazione. Con entrambi i tipi di farmaco i sintomi possono scomparire nel giro di alcuni giorni.
Per evitare possibili ricadute dell’infezione è però importante seguite le istruzioni del medico e completare la terapia anche se i sintomi sono risolti. Oltre ai colliri antibiotici, possono essere associati farmaci corticosteroidi per una potente azione antinfiammatoria. I bambini dell'asilo nido, gli studenti e i lavoratori (specie quelli che esercitano la propria professione in ambienti pubblici) dovrebbero rimanere a casa per tutto il tempo della terapia o fino a quando la congiuntivite batterica non è più contagiosa, per evitare la trasmissione dell’infezione.
Congiuntivite allergica
Ci sono quattro tipi principali di congiuntivite allergica:
In alcuni casi possono essere indicati decongestionanti topici vasocostrittori, antistaminici, anti-infiammatori non steroidei e corticosteroidi. La congiuntivite allergica stagionale può essere prevenuta seguendo una specifica terapia profilattica prima dell'arrivo della primavera.
Quando rivolgersi al medico
La congiuntivite non è quasi mai un motivo di preoccupazione, ma è sempre utile rivolgersi al medico o al farmacista ai primi sintomi per alleviare il fastidio e curarla il prima possibile. L’oculista deve essere invece contattato con urgenza in caso di allergia alle lenti a contatto o in presenza di dolore agli occhi, disturbi della vista che indicano infezioni più gravi che possono compromettere la funzionalità visiva.
Diagnosi
In genere, la diagnosi inizia con un'attenta anamnesi ed esame obiettivo dell'occhio, alla ricerca di agenti lesivi, sintomatologia presente in familiari o contatti stretti (sospetto di eziologia infettiva), allergie, unilateralità – depone per eziologia locale (meccanica, chimica, infettiva locale) – o bilateralità – sospetta una causa allergica o sistemica di tipo infettivo, immunitario –, secrezioni (acquose, muco-purulente), linfoadenopatia.
I test diagnostici, raccomandati nei casi di sospetta congiuntivite, prevedono esami sierologici, prelievo di campione di secreto congiuntivale e successiva indagine citologica (cellulare) e/o colturale, utilizzo di speciali colorazioni batteriche di GRAM, test del liquido lacrimale e di provocazione congiuntivale nel caso delle forme allergiche, etc.
La diagnosi differenziale tra la congiuntivite ed altre malattie che comportano segni e sintomi simili (vedi approfondimento occhio rosso) e tra le diverse forme di congiuntivite è fondamentale per valutare il trattamento più adeguato.
ComplicanzeIn genere la patologia non causa particolari complicazioni, salvo nei neonati dove le conseguenze possono essere più serie.
Sia nei bambini che negli adulti la congiuntivite batterica da Neisseria può provocare un’infiammazione della cornea, e problemi permanenti nella vista. Anche se la patologia è benigna, in alcuni pazienti (in particolare gli immunocompromessi e quelli gravemente malati), la congiuntivite può presentarsi in forme più severe con un peggioramento del quadro clinico.
Una congiuntivite allergica complicata, ad esempio, può progredire fino a coinvolgere la cornea (cheratite). In altri casi, l'infezione può creare dermatite palpebrale e ulcera corneale, cioè una lesione della cornea che la rende opaca, compromettendo la visione che diventa offuscata.
Le congiuntiviti virali possono essere accompagnate anche da sintomi generali, come febbre, malessere e dolori muscolari. Le congiuntiviti virali, è bene ricordarlo, sono estremamente contagiose. A tale proposito, per evitare il diffondersi dell'infezione, si devono rispettare scrupolosamente tutte le norme igieniche.
TrattamentoAlcuni accorgimenti possono alleviare sintomi fastidiosi, evitare la reinfezione e minimizzare il rischio di diffondere l'infezione.
Lavare accuratamente le mani con acqua calda e sapone prima di toccare gli occhi è una norma igienica semplice e fondamentale, come evitare l'utilizzo promiscuo di biancheria come lenzuola, federe, asciugamani e salviette.
Detergere spesso gli occhi con salviettine steriliumidificate.
Nell’applicare le terapie, il beccuccio del collirio non deve venire a contatto con una qualsiasi struttura dell'occhio, sia per non traumatizzare l'occhio, sia per minimizzare il rischio di auto-contaminazione. I colliri scaduti o aperti da più di 7 giorni, andrebbero buttati.
Per ridurre il gonfiore e la congestione congiuntivale, gli impacchi delicati di camomilla fredda sono molto indicati per ottenere un immediato sollievo. È importante utilizzare un batuffolo di cotone pulito per ogni impacco.
Per rafforzare le difese immunitarie compromesse ad esempio da una terapia antibiotica prolungata, è utile assumere yogurt con fermenti lattici o probiotici.
Per non incorrere in un’infiammazione oculare è bene evitare l'utilizzo di prodotti per il make-up attorno all'occhio infetto fino a completa guarigione e proteggere gli occhi con occhiali da sole con filtri UV.
Le lenti a contatto non vanno applicate per l'intera durata della terapia per la congiuntivite.
Oltre ai consigli sopraindicati, per velocizzare il processo di guarigione da congiuntivite allergica, è necessario rispettare sempre le indicazioni fornite dal medico e la posologia (dosaggio). Un utilizzo smodato di farmaci decongestionanti (vasocostrittori), per esempio, può paradossalmente provocare l'effetto opposto, finendo così col peggiorare i sintomi della congestione.
Nonostante siano prodotti di libera vendita, i colliri decongestionanti e vasocostrittori devono essere utilizzati con estrema cautela dai pazienti affetti da ipertiroidismo, ipertensione, diabete e disturbi cardiaci.
Per questa ragione, il consiglio è quello si consultare sempre il proprio medico prima di instillare qualsiasi collirio nell'occhio.
EpidemiologiaIl sintomo più caratteristico di questa patologia è l’arrossamento dell’occhio: i vasi sanguigni, a causa dell’infiammazione, diventano più visibili, dando all’occhio un caratteristico rossore. Tale segno clinico però non è sufficiente per la diagnosi perché può essere il sintomo anche di altri disturbi oculari: "Occhi rossi: sintomi, cause e rimedi".
La causa della congiuntivite può essere infettiva o meno: virus e batteri sono le cause infettive più comuni, mentre la congiuntivite non infettiva è principalmente di tipo allergico, da sostanze irritanti/tossiche o secondaria ad altre malattie come il glaucoma acuto, la blefarite o la cheratite.
Per un approfondimento si rimanda all'articolo: "Glaucoma: cause, sintomi diagnosi e cure".
CauseLa congiuntivite può essere causata da:
- un’infezione batterica, causata da stafilococchi, streptococchi, Haemophilus influenzae, Pneumococco, Neisseria gonorrhoea, Pseudomonas aeruginosa, ma anche Chlamydia trachomatis, tipica infezione congiuntivale neonatale(Ophtalmia neonatorum, che insorge in neonati con meno di 4 settimane di vita per un’infezione che si verifica durante o successivamente al parto) e responsabile di congiuntivite anche nell’adulto (paratracoma e tracoma);
- un’infezione virale, più frequentemente da virus erpetici (herpes simplex, herpes zoster, citomegalovirus), adenovirus e, più raramente, mollusco contagioso;
- una reazione allergica (contatto con sostanze irritative/corpi estranei), tipica del periodo primaverile, risultato di una qualsiasi forma di allergia a pollini, graminacee, polveri, peli di animali, etc;
- irritazione da contatto o penetrazione nell'occhio di alcuni agenti irritanti, piccoli oggetti, ciglia o polveri;
- agenti chimici, causata dal diretto contatto tra l'occhio e prodotti chimici, caustici o corrosivi;
- agenti fisici, per l'esposizione prolungata a fonti luminose, radiazioni o a calore;
- autoimmune, ad esempio il pemfigoide oculare mucomembranoso;
- idiopatica, quale la congiuntivite lignea.
In ogni forma di congiuntivite l’infiammazione, anche se particolarmente fastidiosa, di rado può compromettere la visione.
La causa più comune dell’infezione è un virus,che spesso determina la comparsa di altri sintomi come raffreddore, febbre e altre malattie da raffreddamento. In questi casi non esiste una terapia specifica e l’infezione deve semplicemente fare il suo corso.
Quando invece la causa è batterica, la risoluzione è quasi sempre spontanea ma, se necessario, può essere impiegato un antibioticoper velocizzarne il decorso. In genere questa forma di congiuntivite colpisce un occhio solo ma, se trascurata, può facilmente estendersi all’altro.
La prevenzione passa soprattutto attraverso un frequente lavaggio delle mani, anche se in alcuni casi la fonte di contagio rimane sconosciuta, come riportato sul sito webMD.
Infine anche la stagione dell’anno e l’età possono influenzare la comparsa di congiuntivite:
- le forme virali, oltre ad essere le più comuni congiuntiviti infettive sia complessivamente che nella popolazione adulta, si presentano prevalentemente in estate;
- quelle batteriche sono la seconda causa di congiuntivite infettiva e si presentano nel 50-75% dei casi nei bambini, inoltre si osservano più frequentemente da dicembre ad aprile;
- quelle allergiche sono la forma di congiuntivite più frequente in assoluto, colpiscono dal 15% al 40% della popolazione e si osservano soprattutto in primavera e in estate;
- nei neonati la congiuntivite può verificarsi per un'infezione batterica acquisita durante il parto. Nel 30-40% dei casi, se la madre è affetta da Chlamydia trachomatis, potrebbe trasferire il batterio al bambino al momento della nascita. Altri batteri che si trasmettono da madre a nascituro sono: Haemophilus influenzae, Neisseria gonorrhoeae e Streptococcus aureus.
Sintomatologia
Distinguere correttamente tra i vari tipi di congiuntivite non è immediato perché sintomi simili nascondono situazioni cliniche diverse. Nella pratica clinica, si rivelano utili alcune indicazioni sul tipo di secrezione e di sintomi oculari:
- una secrezione oculare purulenta o muco purulenta e crosticine sulle ciglia sono spesso correlata a congiuntivite batterica
- una secrezione acquosa è più caratteristica di congiuntivite virale
- il prurito è, spesso, associato a congiuntivite allergica.
Fattori di rischioI principali fattori di rischio sono:
- età perché i bambini sono spesso a contatto con soggetti infetti a scuola, mentre gli anziani hanno un sistema immunitario indebolito;
- presenza di un’infezione delle vie aeree superiori, come il comune raffreddore;
- sistema immunitario indebolito (diabete, terapia immunosoppressiva, uso di cortisonici);
- presenza di un’infiammazione della palpebra (blefarite);
- frequentazione di luoghi molto affollati, come treni e metropolitane.
Sintomatologia per tipologieCongiuntivite virale
- Sintomi
I sintomi includono granulosità (sensazione di granelli tipo sabbia nell’occhio), bruciore o irritazione e fotofobia.
La forma virale è molto contagiosa: il rischio di trasmissione stimato è tra il 10% e il 50%. Inoltre, di solito, si accompagna a sintomi respiratori e alla comparsa di febbre. Altre cause virali includono l’infezione da Herpes simplex (1,3%-4,8%), di solito unilaterale e associata a lesioni vescicolari delle labbra (Herpes simplex), e da Herpes zoster (fuoco di sant’Antonio) localizzato a livello del nervo trigemino.
- Rimedi
Gli antibiotici non servono perché non agiscono contro il virus.
È essenziale in questi casi evitare l’applicazione o la somministrazione di principi attivi con cortisonici perché possono potenzialmente dare delle complicazioni anche gravi. Senza alcun trattamento, l’infezione di solito si risolve in una-due settimane, senza conseguenze a lungo termine, ma in alcuni casi è necessario più tempo. Per alleviare alcuni sintomi possono essere impiegate lacrime artificiali, antistaminici topici o impacchi freddi.
Congiuntivite batterica
- Sintomi
Questo tipo di congiuntivite, detta congiuntivite batterica acuta è dovuta a batteri Staphilococchi e Streptococchi. Interessa inizialmente un solo occhio (unilaterale), ma il secondo occhio è spesso rapidamente intaccato.
I sintomi comprendono la secrezione muco-purulenta appiccicosa e la sensazione di corpo estraneo nell’occhio, ma non ci sono variazioni sulle reazioni pupillari o sulla visione.
La forma batterica iperacuta è spesso causata da Neisseria gonorrhoeae e si diffonde negli adulti sessualmente attivi e può essere acquisita dai neonati alla nascita. L’infezione ha un esordio improvviso e può rapidamente portare alla perforazione della cornea. Si caratterizza da una abbondante secrezione purulenta che si riforma rapidamente dopo che è stata rimossa. I sintomi comprendono dolore, visione diminuita e gonfiore nell’area oculare.
La congiuntivite batterica cronica è caratterizzata da segni e sintomi che persistono per almeno quattro settimane, con frequenti ricadute. Gli occhi sono arrossati e la secrezione purulenta persistente. È generalmente causata da Staphylococcus aureus, Moraxella lacunata e batteri enterici.
- Rimedi
In alcuni casi, in particolare nei bambini, invece del collirio può essere prescritta una crema oculare perché è facile da somministrare ai neonati o ai più piccoli rispetto al collirio, tuttavia la visione può essere offuscata anche per 5-10 minuti dopo l’applicazione. Con entrambi i tipi di farmaco i sintomi possono scomparire nel giro di alcuni giorni.
Per evitare possibili ricadute dell’infezione è però importante seguite le istruzioni del medico e completare la terapia anche se i sintomi sono risolti. Oltre ai colliri antibiotici, possono essere associati farmaci corticosteroidi per una potente azione antinfiammatoria. I bambini dell'asilo nido, gli studenti e i lavoratori (specie quelli che esercitano la propria professione in ambienti pubblici) dovrebbero rimanere a casa per tutto il tempo della terapia o fino a quando la congiuntivite batterica non è più contagiosa, per evitare la trasmissione dell’infezione.
Congiuntivite allergica
- Sintomi
Ci sono quattro tipi principali di congiuntivite allergica:
- stagionale (tipica quella primaverile) causate da pollini, graminacee, acari della povere. È più comune nelle persone che hanno anche altre allergie e spesso si verificano contemporaneamente alla rinite (naso che cola, starnuti, …)
- da contatto (irritativa) scatenata dall’utilizzo di colliri, trucchi o altra sostanza chimica come il cloro dell’acqua in piscina, lo shampoo o da una ciglia che sfrega contro la congiuntiva
- papillare gigante dovuta all’uso di lenti a contatto, protesi artificiali e/o punti di sutura utilizzati nella chirurgia oculare. Si stima che circa l’1-5% della popolazione che fa uso di lenti a contatto morbide e l’1% di coloro che usano lenti a contatto rigide possano manifestare questo disturbo.
- Rimedi
In alcuni casi possono essere indicati decongestionanti topici vasocostrittori, antistaminici, anti-infiammatori non steroidei e corticosteroidi. La congiuntivite allergica stagionale può essere prevenuta seguendo una specifica terapia profilattica prima dell'arrivo della primavera.
Quando rivolgersi al medico
La congiuntivite non è quasi mai un motivo di preoccupazione, ma è sempre utile rivolgersi al medico o al farmacista ai primi sintomi per alleviare il fastidio e curarla il prima possibile. L’oculista deve essere invece contattato con urgenza in caso di allergia alle lenti a contatto o in presenza di dolore agli occhi, disturbi della vista che indicano infezioni più gravi che possono compromettere la funzionalità visiva.
Diagnosi
In genere, la diagnosi inizia con un'attenta anamnesi ed esame obiettivo dell'occhio, alla ricerca di agenti lesivi, sintomatologia presente in familiari o contatti stretti (sospetto di eziologia infettiva), allergie, unilateralità – depone per eziologia locale (meccanica, chimica, infettiva locale) – o bilateralità – sospetta una causa allergica o sistemica di tipo infettivo, immunitario –, secrezioni (acquose, muco-purulente), linfoadenopatia.
I test diagnostici, raccomandati nei casi di sospetta congiuntivite, prevedono esami sierologici, prelievo di campione di secreto congiuntivale e successiva indagine citologica (cellulare) e/o colturale, utilizzo di speciali colorazioni batteriche di GRAM, test del liquido lacrimale e di provocazione congiuntivale nel caso delle forme allergiche, etc.
La diagnosi differenziale tra la congiuntivite ed altre malattie che comportano segni e sintomi simili (vedi approfondimento occhio rosso) e tra le diverse forme di congiuntivite è fondamentale per valutare il trattamento più adeguato.
ComplicanzeIn genere la patologia non causa particolari complicazioni, salvo nei neonati dove le conseguenze possono essere più serie.
Sia nei bambini che negli adulti la congiuntivite batterica da Neisseria può provocare un’infiammazione della cornea, e problemi permanenti nella vista. Anche se la patologia è benigna, in alcuni pazienti (in particolare gli immunocompromessi e quelli gravemente malati), la congiuntivite può presentarsi in forme più severe con un peggioramento del quadro clinico.
Una congiuntivite allergica complicata, ad esempio, può progredire fino a coinvolgere la cornea (cheratite). In altri casi, l'infezione può creare dermatite palpebrale e ulcera corneale, cioè una lesione della cornea che la rende opaca, compromettendo la visione che diventa offuscata.
Le congiuntiviti virali possono essere accompagnate anche da sintomi generali, come febbre, malessere e dolori muscolari. Le congiuntiviti virali, è bene ricordarlo, sono estremamente contagiose. A tale proposito, per evitare il diffondersi dell'infezione, si devono rispettare scrupolosamente tutte le norme igieniche.
TrattamentoAlcuni accorgimenti possono alleviare sintomi fastidiosi, evitare la reinfezione e minimizzare il rischio di diffondere l'infezione.
Lavare accuratamente le mani con acqua calda e sapone prima di toccare gli occhi è una norma igienica semplice e fondamentale, come evitare l'utilizzo promiscuo di biancheria come lenzuola, federe, asciugamani e salviette.
Detergere spesso gli occhi con salviettine steriliumidificate.
Nell’applicare le terapie, il beccuccio del collirio non deve venire a contatto con una qualsiasi struttura dell'occhio, sia per non traumatizzare l'occhio, sia per minimizzare il rischio di auto-contaminazione. I colliri scaduti o aperti da più di 7 giorni, andrebbero buttati.
Per ridurre il gonfiore e la congestione congiuntivale, gli impacchi delicati di camomilla fredda sono molto indicati per ottenere un immediato sollievo. È importante utilizzare un batuffolo di cotone pulito per ogni impacco.
Per rafforzare le difese immunitarie compromesse ad esempio da una terapia antibiotica prolungata, è utile assumere yogurt con fermenti lattici o probiotici.
Per non incorrere in un’infiammazione oculare è bene evitare l'utilizzo di prodotti per il make-up attorno all'occhio infetto fino a completa guarigione e proteggere gli occhi con occhiali da sole con filtri UV.
Le lenti a contatto non vanno applicate per l'intera durata della terapia per la congiuntivite.
Oltre ai consigli sopraindicati, per velocizzare il processo di guarigione da congiuntivite allergica, è necessario rispettare sempre le indicazioni fornite dal medico e la posologia (dosaggio). Un utilizzo smodato di farmaci decongestionanti (vasocostrittori), per esempio, può paradossalmente provocare l'effetto opposto, finendo così col peggiorare i sintomi della congestione.
Nonostante siano prodotti di libera vendita, i colliri decongestionanti e vasocostrittori devono essere utilizzati con estrema cautela dai pazienti affetti da ipertiroidismo, ipertensione, diabete e disturbi cardiaci.
Per questa ragione, il consiglio è quello si consultare sempre il proprio medico prima di instillare qualsiasi collirio nell'occhio.
Neurite ottica
La neurite ottica è una patologia del nervo ottico che comprende quadri clinici simili a livello di segni e sintomi, ma molto diversi come eziologia. Non sempre, infatti, le cause di questa malattia oculare sono di natura infiammatoria, ma anche demielinizzante, degenerativa o tossica.
Nei pazienti ultracinquantenni si presenta spesso come neuropatia ottica ischemica, nella forma arteritica o non arteritica: queste due forme si differenziano tra loro principalmente per i valori della VES [1] che, nel primo caso, risultano molto più elevati.
Sia la forma arteritica che quella non arteritica sono caratterizzate da una perdita della visione repentina e, purtroppo, spesso molto invalidante. Inoltre, nella prima forma spesso possono coesistere sintomi come mal di testa, fastidio o dolore del cuoio capelluto, dolore alla masticazione o alle articolazioni, assieme a segni come la palpabilità dell’arteria temporale.
SINTOMI
Una perdita rapida delle funzioni visive che può essere lieve o, più spesso, grave. I colori appaiono sbiaditi. Sono usuali dolori oculari nella forma retrobulbare, soprattutto nei movimenti di sguardo. Si riscontrano alterazioni, di solito specifiche e che aiutano nella diagnosi, del campo visivo.
CHE CAUSE HA? La causa della neuropatia ottica ischemica è fondamentalmente di natura vascolare.
La sclerosi multipla è, invece, una delle principali cause di neurite ottica retrobulbare; spesso è uno dei primi segni evidenti della malattia, che si manifesta con dolore al movimento degli occhi e alterazioni del campo visivo. La neurite ottica può essere causata anche da alcune malattie infettive acute (per esempio dal morbillo come complicanza rara [2]).
SEGNI
Ad una stimolazione fatta con una luce si riscontra un rallentato riflesso della pupilla (difetto pupillare relativo afferente); gli esami del campo visivo - sia manuale che computerizzato - confermeranno la presenza di aree di non percezione visiva (scotomi). L’esame PEV (potenziali evocati visivi) mostrerà alterazioni nella trasmissione del segnale lungo il nervo ottico.
DIAGNOSI
All’esame del fondo oculare il medico oculista può riscontrare la testa del nervo ottico (papilla) rigonfia associata ad emorragie circostanti; ma la papilla può essere normale nel caso in cui si tratti di una neurite ottica retrobulbare.
Necessario per la diagnosi è, comunque, l’esame del campo visivo. Per le neuriti ottiche sono utili indagini diagnostiche quali la fluorangiografia e i potenziali evocati visivi (PEV).
È importante comunque sottolineare ancora una volta che la neurite ottica può essere un sintomo iniziale di diverse condizioni patologiche. Pertanto un esame clinico-medico completo può aiutare ad escludere eventuali malattie correlate.
Gli esami ematochimici consentono di ricercare la presenza di parametri infiammatori, come la VES o la proteina C reattiva. Una velocità di eritrosedimentazione (VES) elevata può aiutare a determinare se la neurite ottica è causata dall’infiammazione delle arterie craniche (arterite temporale); inoltre, le analisi del sangue consentono di riscontrare la presenza di anticorpi anti-mielina (per indagare su malattie autoimmuni) e segni di eventuali infezioni virali e batteriche.
Chi avesse avuto un primo episodio di neurite ottica in genere verrà sottoposto a una risonanza magnetica per cercare eventuali lesioni a carico del sistema nervoso centrale. Questo test di imaging consente, infatti, di determinare se la mielina sia stata danneggiata e può aiutare ad eseguire un’eventuale diagnosi di sclerosi multipla (soprattutto nelle giovani donne, purtroppo più predisposte alla patologia), dimostrando la presenza di anomalie caratteristiche di questa patologia.
TERAPIA
Nella neuropatia ottica ischemica arteritica e in quella retrobulbare si impiegano steroidi per via sistemica, inizialmente per via endovenosa. Rimane fondamentale una diagnosi precoce perché il trattamento andrebbe effettuato il prima possibile per cercare di limitare i danni. Basti pensare anche che, nella forma arteritica, caratterizzata spesso da un recupero visivo scarso, una terapia adeguata riduce fortemente il rischio anche di un episodio analogo nell’occhio sano.
La neurite ottica è una patologia del nervo ottico che comprende quadri clinici simili a livello di segni e sintomi, ma molto diversi come eziologia. Non sempre, infatti, le cause di questa malattia oculare sono di natura infiammatoria, ma anche demielinizzante, degenerativa o tossica.
Nei pazienti ultracinquantenni si presenta spesso come neuropatia ottica ischemica, nella forma arteritica o non arteritica: queste due forme si differenziano tra loro principalmente per i valori della VES [1] che, nel primo caso, risultano molto più elevati.
Sia la forma arteritica che quella non arteritica sono caratterizzate da una perdita della visione repentina e, purtroppo, spesso molto invalidante. Inoltre, nella prima forma spesso possono coesistere sintomi come mal di testa, fastidio o dolore del cuoio capelluto, dolore alla masticazione o alle articolazioni, assieme a segni come la palpabilità dell’arteria temporale.
SINTOMI
Una perdita rapida delle funzioni visive che può essere lieve o, più spesso, grave. I colori appaiono sbiaditi. Sono usuali dolori oculari nella forma retrobulbare, soprattutto nei movimenti di sguardo. Si riscontrano alterazioni, di solito specifiche e che aiutano nella diagnosi, del campo visivo.
CHE CAUSE HA? La causa della neuropatia ottica ischemica è fondamentalmente di natura vascolare.
La sclerosi multipla è, invece, una delle principali cause di neurite ottica retrobulbare; spesso è uno dei primi segni evidenti della malattia, che si manifesta con dolore al movimento degli occhi e alterazioni del campo visivo. La neurite ottica può essere causata anche da alcune malattie infettive acute (per esempio dal morbillo come complicanza rara [2]).
SEGNI
Ad una stimolazione fatta con una luce si riscontra un rallentato riflesso della pupilla (difetto pupillare relativo afferente); gli esami del campo visivo - sia manuale che computerizzato - confermeranno la presenza di aree di non percezione visiva (scotomi). L’esame PEV (potenziali evocati visivi) mostrerà alterazioni nella trasmissione del segnale lungo il nervo ottico.
DIAGNOSI
All’esame del fondo oculare il medico oculista può riscontrare la testa del nervo ottico (papilla) rigonfia associata ad emorragie circostanti; ma la papilla può essere normale nel caso in cui si tratti di una neurite ottica retrobulbare.
Necessario per la diagnosi è, comunque, l’esame del campo visivo. Per le neuriti ottiche sono utili indagini diagnostiche quali la fluorangiografia e i potenziali evocati visivi (PEV).
È importante comunque sottolineare ancora una volta che la neurite ottica può essere un sintomo iniziale di diverse condizioni patologiche. Pertanto un esame clinico-medico completo può aiutare ad escludere eventuali malattie correlate.
Gli esami ematochimici consentono di ricercare la presenza di parametri infiammatori, come la VES o la proteina C reattiva. Una velocità di eritrosedimentazione (VES) elevata può aiutare a determinare se la neurite ottica è causata dall’infiammazione delle arterie craniche (arterite temporale); inoltre, le analisi del sangue consentono di riscontrare la presenza di anticorpi anti-mielina (per indagare su malattie autoimmuni) e segni di eventuali infezioni virali e batteriche.
Chi avesse avuto un primo episodio di neurite ottica in genere verrà sottoposto a una risonanza magnetica per cercare eventuali lesioni a carico del sistema nervoso centrale. Questo test di imaging consente, infatti, di determinare se la mielina sia stata danneggiata e può aiutare ad eseguire un’eventuale diagnosi di sclerosi multipla (soprattutto nelle giovani donne, purtroppo più predisposte alla patologia), dimostrando la presenza di anomalie caratteristiche di questa patologia.
TERAPIA
Nella neuropatia ottica ischemica arteritica e in quella retrobulbare si impiegano steroidi per via sistemica, inizialmente per via endovenosa. Rimane fondamentale una diagnosi precoce perché il trattamento andrebbe effettuato il prima possibile per cercare di limitare i danni. Basti pensare anche che, nella forma arteritica, caratterizzata spesso da un recupero visivo scarso, una terapia adeguata riduce fortemente il rischio anche di un episodio analogo nell’occhio sano.
Uveite
Che cos’è Il termine uveite è un termine generico che indica la presenza di una infiammazione all’interno dell’occhio coinvolgente l’uvea. L’uvea è lo strato intermedio della parete dell’occhio, compreso fra sclera e retina, caratterizzato da un’importante vascolarizzazione.
È una malattia oculare rara, ma che può potenzialmente, se non curata portare ad un calo visivo permanente e si distingue mediante una classificazione anatomica in:
Spesso tuttavia le cause della malattia non sono evidenti (uveite idiopatica).
Sintomi dell’uveiteL’uveite si manifesta principalmente con disturbi della visione, occhio rosso, dolore, fotofobia.
DiagnosiViene eseguita una visita oculistica completa di esame dell’acuità visiva, valutazione del segmento anteriore, misurazione della pressione oculare, esame del fundus oculi in midriasi (dilatazione della pupilla).
La dilatazione della pupilla farà vedere male per qualche ora ed è consigliabile essere accompagnati.
Alla fine della visita, l’oculista prescriverà degli esami oculistici e/o sistemici, una terapia topica e/o sistemicae dei controlli periodici da programmare.
TrattamentiNelle uveiti di tipo infettivo la terapia dovrà essere mirata ad eliminare il microrganismo responsabile della malattia. Quindi il trattamento potrà essere:
Nelle uveiti di tipo non infettivo, la terapia si basa sull’utilizzo di cortisone.
Che cos’è Il termine uveite è un termine generico che indica la presenza di una infiammazione all’interno dell’occhio coinvolgente l’uvea. L’uvea è lo strato intermedio della parete dell’occhio, compreso fra sclera e retina, caratterizzato da un’importante vascolarizzazione.
È una malattia oculare rara, ma che può potenzialmente, se non curata portare ad un calo visivo permanente e si distingue mediante una classificazione anatomica in:
- anteriore o iridociclite
- posteriore o coroidite
- intermedia
- panuveite
Spesso tuttavia le cause della malattia non sono evidenti (uveite idiopatica).
Sintomi dell’uveiteL’uveite si manifesta principalmente con disturbi della visione, occhio rosso, dolore, fotofobia.
DiagnosiViene eseguita una visita oculistica completa di esame dell’acuità visiva, valutazione del segmento anteriore, misurazione della pressione oculare, esame del fundus oculi in midriasi (dilatazione della pupilla).
La dilatazione della pupilla farà vedere male per qualche ora ed è consigliabile essere accompagnati.
Alla fine della visita, l’oculista prescriverà degli esami oculistici e/o sistemici, una terapia topica e/o sistemicae dei controlli periodici da programmare.
TrattamentiNelle uveiti di tipo infettivo la terapia dovrà essere mirata ad eliminare il microrganismo responsabile della malattia. Quindi il trattamento potrà essere:
- farmaco antivirale, se uveiti virali (herpes virus, varicella, citomegalovirus)
- farmaco antibiotico, se uveiti batteriche
- farmaco anti-fungino, se uveiti fungine
- farmaco anti-parassitario, se uveiti parassitarie (toxoplasmosi, toxocariasi)
Nelle uveiti di tipo non infettivo, la terapia si basa sull’utilizzo di cortisone.
Retinopatia miopicaLa retinopatia miopica è una patologia della retina tipica delle persone affette da miopia elevata. La gravità delle alterazioni retiniche aumenta al crescere del vizio refrattivo. Alcune alterazioni tipiche di questi occhi si possono trovare, comunque, anche in persone con una lieve miopia o persino emmetropi (prive di difetti visivi); dunque sono sempre consigliabili visite oculistiche periodiche di controllo.
CAUSANella miopia l’occhio è più allungato rispetto alla norma (superiore a 26 mm). Ciò avviene proporzionalmente al difetto refrattivo, provocando una serie di alterazioni anatomiche. La retina, in questi casi, subisce degli stiramenti o delle lesioni in periferia (piccoli fori, anche microscopici) perché non riesce ad adattarsi bene all’allungamento del bulbo. Pertanto il tessuto retinico risulta essere meno irrorato per mezzo dei vasi sanguigni. Infatti, si assiste all’assottigliamento di uno strato della retina (epitelio pigmentato) facilmente suscettibile a piccole rotture. Nei casi gravi si arriva alla scomparsa dell’epitelio pigmentato retinico e alla presenza fori che provocano, infine, il distacco di retina.
QUANDO PUÒ PRESENTARSIInizia in giovane età e può avere una progressione.
PREVENZIONELa miopia è dovuta sia a fattori ereditari che a fattori ambientali. È necessario, quindi, far crescere i bambini all’aria aperta, evitare che leggano o giochino in condizioni di scarsa luminosità e bisogna seguire uno stile alimentare (a tutte le età), prediligendo le sostanze antiossidanti. L’assunzione d’integratori alimentari retinici – tra cui la mirtillina – rappresenta una forma di prevenzione importante soprattutto per la protezione dei vasi.
TERAPIE Non esiste una terapia medica che curi la retinopatia miopica. Al contrario, si possono curare le complicanze che insorgono nella retina di un occhio miope, che viene curata in base alle degenerazioni o lesioni che si vengono ad instaurare. Le rotture, i fori e le aree di maggior assottigliamento retinico (degenerazioni regmatogene) vengono trattate con il laser argon. Contro la formazione di nuovi vasi sottoretinici in zona maculare (CNV) la terapia fotodinamica (PDT) si è dimostrata efficace, così come anche le iniezioni intravitreali di farmaci detti antiangiogenici (o anti-VEGF, che inibiscono la proliferazione di vasi retinici indesiderati).
SI PUÒ DIVENTARE CIECHI A CAUSA DELLA RETINOPATIA MIOPICA? No, anche se può comportare una minorazione visiva rilevante a causa delle sue complicanze (come la neovascolarizzazione coroideale, detta CNV). La CNV può avere un’evoluzione lenta; infatti, dopo un brusco peggioramento iniziale della vista si può assistere a un miglioramento dovuto alla riduzione dei fenomeni emorragici ed essudativi e all’instaurarsi di una fissazione non più centrale, mantenendo quindi una discreta visione anche al termine della sua evoluzione.
Quando va incontro a cicatrizzazione si può osservare uno scotoma (macchia scura) che col tempo può allargarsi, con conseguente diminuzione della vista sino alla cecità legale (acutezza visiva migliore corretta inferiore a 1/10 o campo visivo inferiore a 20˚ nell’occhio con vista migliore). Altra causa di minorazione visiva può essere lo stafiloma miopico, generalmente presente in giovane età, la cui gravità può aumentare negli anni; la prognosi visiva dipende però dalla sua localizzazione. Infatti, quando lo stafiloma è centrale, nel 50% dei casi il paziente diventa legalmente cieco dopo i 60 anni.
ALTERAZIONI DOVUTE ALLA RETINOPATIA MIOPICA:
CAUSANella miopia l’occhio è più allungato rispetto alla norma (superiore a 26 mm). Ciò avviene proporzionalmente al difetto refrattivo, provocando una serie di alterazioni anatomiche. La retina, in questi casi, subisce degli stiramenti o delle lesioni in periferia (piccoli fori, anche microscopici) perché non riesce ad adattarsi bene all’allungamento del bulbo. Pertanto il tessuto retinico risulta essere meno irrorato per mezzo dei vasi sanguigni. Infatti, si assiste all’assottigliamento di uno strato della retina (epitelio pigmentato) facilmente suscettibile a piccole rotture. Nei casi gravi si arriva alla scomparsa dell’epitelio pigmentato retinico e alla presenza fori che provocano, infine, il distacco di retina.
QUANDO PUÒ PRESENTARSIInizia in giovane età e può avere una progressione.
PREVENZIONELa miopia è dovuta sia a fattori ereditari che a fattori ambientali. È necessario, quindi, far crescere i bambini all’aria aperta, evitare che leggano o giochino in condizioni di scarsa luminosità e bisogna seguire uno stile alimentare (a tutte le età), prediligendo le sostanze antiossidanti. L’assunzione d’integratori alimentari retinici – tra cui la mirtillina – rappresenta una forma di prevenzione importante soprattutto per la protezione dei vasi.
TERAPIE Non esiste una terapia medica che curi la retinopatia miopica. Al contrario, si possono curare le complicanze che insorgono nella retina di un occhio miope, che viene curata in base alle degenerazioni o lesioni che si vengono ad instaurare. Le rotture, i fori e le aree di maggior assottigliamento retinico (degenerazioni regmatogene) vengono trattate con il laser argon. Contro la formazione di nuovi vasi sottoretinici in zona maculare (CNV) la terapia fotodinamica (PDT) si è dimostrata efficace, così come anche le iniezioni intravitreali di farmaci detti antiangiogenici (o anti-VEGF, che inibiscono la proliferazione di vasi retinici indesiderati).
SI PUÒ DIVENTARE CIECHI A CAUSA DELLA RETINOPATIA MIOPICA? No, anche se può comportare una minorazione visiva rilevante a causa delle sue complicanze (come la neovascolarizzazione coroideale, detta CNV). La CNV può avere un’evoluzione lenta; infatti, dopo un brusco peggioramento iniziale della vista si può assistere a un miglioramento dovuto alla riduzione dei fenomeni emorragici ed essudativi e all’instaurarsi di una fissazione non più centrale, mantenendo quindi una discreta visione anche al termine della sua evoluzione.
Quando va incontro a cicatrizzazione si può osservare uno scotoma (macchia scura) che col tempo può allargarsi, con conseguente diminuzione della vista sino alla cecità legale (acutezza visiva migliore corretta inferiore a 1/10 o campo visivo inferiore a 20˚ nell’occhio con vista migliore). Altra causa di minorazione visiva può essere lo stafiloma miopico, generalmente presente in giovane età, la cui gravità può aumentare negli anni; la prognosi visiva dipende però dalla sua localizzazione. Infatti, quando lo stafiloma è centrale, nel 50% dei casi il paziente diventa legalmente cieco dopo i 60 anni.
ALTERAZIONI DOVUTE ALLA RETINOPATIA MIOPICA:
- Stafiloma miopico: si osserva con l’esame del fondo oculare. È localizzato a livello della zona posteriore del bulbo (polo posteriore). È presente in giovane età e consiste in uno sfiancamento oculare che lascia intravedere i vasi sanguigni della sottostante coroide (strato intermedio dell’occhio posto tra la retina e la sclera); si può associare a un’atrofia dell’epitelio pigmentato retinico (strato esterno della retina neurosensoriale, attaccato alla coroide, che nutre le cellule visive).
- Distrofia e atrofia corioretinica: è causata dall’assottigliamento dell’epitelio pigmentato retinico che rende visibile la vascolarizzazione coroideale.
- Tilted disc: è caratterizzato da uno stafiloma decentrato. Il nervo ottico appare di forma ovale con un maggiore asse orizzontale. Si può riscontrare anche in miopie inferiori a 6 diottrie, ma spesso si associa a un astigmatismo.
- Rotture membrana di Bruch: si evidenziano maggiormente negli occhi con una lunghezza assiale superiore a 26 mm. All’esame del fondo oculare appaiono come linee giallastre. Possono essere prive di sintomi o si possono accompagnare ad emorragie sottoretiniche tondeggianti, piccole e a contorni ben definiti. Se presenti a livello foveale (zona centrale della macula) provocano una riduzione della vista.
- Neovascolarizzazione coroideale (CNV): è la complicanza più temibile. Si presenta come una lesione grigiastra al polo posteriore come conseguenza di una rottura della membrana di Bruch. È caratterizzata da essudazione ed emorragie retinica. Provoca visione distorta, annebbiamento e scotoma centrale (zona di non visione al centro del campo visivo).
- Distacco di retina: può essere posteriore, partendo da un foro maculare o si può originare da una rottura retinica periferica.
Degenerazione maculare senile (DMS)La degenerazione maculare senile è una malattialegata all'invecchiamento che colpisce la macula, ossia la porzione più centrale della retina. È la principale causa di perdita grave della visione centrale dopo i 55 anni. Si differenzia in una forma non essudativa o "secca" e in una forma essudativa o "umida".
Cos'è la degenerazione maculare senile?Nella degenerazione maculare senile "secca"compaiono lesioni caratteristiche denominate drusen. Si tratta di accumuli di scorie cellulari che possono riassorbirsi o calcificare.
Nella degenerazione maculare "umida" oltre alle lesioni, si presenta la formazione anomala di nuovi vasi sotto la retina (membrana neovascolare sottoretinica) responsabili dell'evoluzione essudativa della degenerazione maculare.
Fattori di rischio sono l'età, la familiarità, il sesso femminile, la razza caucasica e il fumo, l'ipertensione arteriosa, l'eccessiva esposizione alla luce durante la vita, l'obesità ed una dieta ricca di grassi e colesterolo.
cause della degenerazione maculare senileAl processo degenerativo maculare concorrono la sclerosi dei vasi localizzati sotto la retina (coroide), l'accumulo di lipidi e le alterazioni del metabolismo dell'epitelio pigmentato retinico (strato di cellule sottoretinico). In queste condizioni il fisiologico metabolismo della retina è impedito.
Sintomi della degenerazione maculare senileNelle fasi iniziali la malattia può non dare sintomi, soprattutto se a essere interessato è solo un occhio. Si può notare una riduzione della visione centrale, uno sfuocamento delle parole nella lettura, un'area scura al centro del campo visivo (scotoma) e una distorsione delle linee dritte (metamorfopsie). La distorsione delle immagini è un sintomo frequente all'insorgere della degenerazione maculare essudativa e deve indurre ad una visita oculistica urgente.
Nella forma "secca" agli accumuli di scorie possono seguire alterazioni atrofiche della retina, cioè perdita di parte del tessuto retinico con conseguente calo della vista.
Nella forma "umida", i vasi anomali sono la causa dell'essudazione sierosa e delle emorragie che si raccolgono sotto la retina. La funzione visiva centrale ne risulta gravemente compromessa.
DiagnosiLa diagnosi di DMS si effettua mediante visita oculistica con esame del fondo oculare e con il supporto di esami strumentati quali:
In caso di degenerazione maculare essudativa il trattamento più diffuso si avvale invece diiniezioni intravitreali di farmaci che contrastano la formazione di nuovi vasi (anti-VEGF e VEGF-Trap). L'iniezione del farmaco nell'occhio per quanto invasiva è meno dolorosa di un intramuscolo, si esegue in ambiente sterile e in anestesia locale con i soli colliri anestetici.
PrevenzioneLa prevenzione della degenerazione maculare senile è legata principalmente alla riduzione dei fattori di rischio, quindi al controllo dell'ipertensione sistemica, del fumo di sigaretta e ad una corretta alimentazione. Frutta, verdura e pesce, con il suo alto contenuto di acidi grassi omega 3, sono associati a un minor rischio.
È utile una visita oculistica dopo i 50 anni e, se indicato dal medico, eseguire periodici test di autovalutazione per identificare tempestivamente eventuali cambiamenti visivi.
Sono inoltre al momento disponibili in Humanitas test genetici allo scopo di valutare la predisposizione allo sviluppo di patologie maculari legati all'età in tutti i pazienti con familiarità per tale patologia.
Cos'è la degenerazione maculare senile?Nella degenerazione maculare senile "secca"compaiono lesioni caratteristiche denominate drusen. Si tratta di accumuli di scorie cellulari che possono riassorbirsi o calcificare.
Nella degenerazione maculare "umida" oltre alle lesioni, si presenta la formazione anomala di nuovi vasi sotto la retina (membrana neovascolare sottoretinica) responsabili dell'evoluzione essudativa della degenerazione maculare.
Fattori di rischio sono l'età, la familiarità, il sesso femminile, la razza caucasica e il fumo, l'ipertensione arteriosa, l'eccessiva esposizione alla luce durante la vita, l'obesità ed una dieta ricca di grassi e colesterolo.
cause della degenerazione maculare senileAl processo degenerativo maculare concorrono la sclerosi dei vasi localizzati sotto la retina (coroide), l'accumulo di lipidi e le alterazioni del metabolismo dell'epitelio pigmentato retinico (strato di cellule sottoretinico). In queste condizioni il fisiologico metabolismo della retina è impedito.
Sintomi della degenerazione maculare senileNelle fasi iniziali la malattia può non dare sintomi, soprattutto se a essere interessato è solo un occhio. Si può notare una riduzione della visione centrale, uno sfuocamento delle parole nella lettura, un'area scura al centro del campo visivo (scotoma) e una distorsione delle linee dritte (metamorfopsie). La distorsione delle immagini è un sintomo frequente all'insorgere della degenerazione maculare essudativa e deve indurre ad una visita oculistica urgente.
Nella forma "secca" agli accumuli di scorie possono seguire alterazioni atrofiche della retina, cioè perdita di parte del tessuto retinico con conseguente calo della vista.
Nella forma "umida", i vasi anomali sono la causa dell'essudazione sierosa e delle emorragie che si raccolgono sotto la retina. La funzione visiva centrale ne risulta gravemente compromessa.
DiagnosiLa diagnosi di DMS si effettua mediante visita oculistica con esame del fondo oculare e con il supporto di esami strumentati quali:
- OCT (tomografia ottica a luce coerente), esame non invasivo.
- Angiografia retinica (fluorangiografia) e coroideale (angiografia con verde di indocianina).
In caso di degenerazione maculare essudativa il trattamento più diffuso si avvale invece diiniezioni intravitreali di farmaci che contrastano la formazione di nuovi vasi (anti-VEGF e VEGF-Trap). L'iniezione del farmaco nell'occhio per quanto invasiva è meno dolorosa di un intramuscolo, si esegue in ambiente sterile e in anestesia locale con i soli colliri anestetici.
PrevenzioneLa prevenzione della degenerazione maculare senile è legata principalmente alla riduzione dei fattori di rischio, quindi al controllo dell'ipertensione sistemica, del fumo di sigaretta e ad una corretta alimentazione. Frutta, verdura e pesce, con il suo alto contenuto di acidi grassi omega 3, sono associati a un minor rischio.
È utile una visita oculistica dopo i 50 anni e, se indicato dal medico, eseguire periodici test di autovalutazione per identificare tempestivamente eventuali cambiamenti visivi.
Sono inoltre al momento disponibili in Humanitas test genetici allo scopo di valutare la predisposizione allo sviluppo di patologie maculari legati all'età in tutti i pazienti con familiarità per tale patologia.
Retinopatia Diabetica
Il diabete mellito è una malattia ereditaria causata da una alterazione del metabolismo degli zuccheri; la concentrazione nel sangue di uno zucchero chiamato glucosio (glicemia) è superiore rispetto alla norma e necessita costantemente di essere ridotto mediante diete e terapie a base di sostanze ipoglicemizzanti e di iniezioni di insulina.
Il diabete provoca un’alterazione dei vasi sanguigni in tutto il corpo e in particolar modo dei piccoli vasi (capillari), i quali portano sangue ai tessuti e scambiano con essi ossigeno e nutrimenti. I capillari vengono danneggiati a causa dell’interazione tra i costituenti della loro parete e lo zucchero circolante in eccesso nel sangue. La retinopatia diabetica è una manifestazione localizzata del diabete. Sebbene ogni struttura dell’occhio possa essere interessata dalla malattia diabetica (infezioni ricorrenti della palpebra e delle congiuntive, cataratta, glaucoma, paralisi dei muscoli oculomotori) la retina, ricca di vasi capillari, ne viene particolarmente colpita.
Nei paesi sviluppati, la retinopatia diabetica rappresenta la principale causa di cecità in persone tra i 25 e i 60 anni d’età. Il rischio di cecità è 25 volte maggiore nei diabetici rispetto ai non diabetici. Lo sviluppo della retinopatia è in relazione alla durata della malattia diabetica: non è frequente nei primi 5 anni di diabete, ma è presente nel circa 50% dei pazienti affetti da tale malattia da 10 anni. L’80-90% dei pazienti che soffrono di diabete da 20 anni sono affetti da retinopatia.
La retinopatia diabetica è un’alterazione dei capillari retinici: divenuti più deboli, essi modificano la loro morfologia provocando a lungo termine un’alterazione dei tessuti retinici, i quali, non ricevendo sangue ed ossigeno in quantità sufficiente, degenerano.
Lo sviluppo
La retinopatia diabetica è caratterizzata da due fasi: quella non proliferante e quella proliferante. Nella retinopatia diabetica non proliferante la retina è caratterizzata da diversi tipi di lesioni.
Microaneurismi: sono dilatazioni più o meno grandi e numerose della parete dei vasi retinici indeboliti, in cui il sangue ristagna.
Edemi: sono zone di ispessimento della retina, provocate dalla fuoriuscita di plasma (la parte liquida del sangue) dai capillari indeboliti.
Essudati duri: sono sostanze grasse che possono fuoriuscire dai capillari e che si accumulano nella retina formando delle chiazze giallastre.
Emorragie: i capillari possono rompersi riversando sangue nella retina o all’interno del globo oculare, nel corpo vitreo.
Aree ischemiche o essudati cotonosi: sono zone biancastre della retina, dall’aspetto di fiocchi di cotone. Sono provocate dall’interruzione del flusso di ossigeno e di sostanze nutritizie dovuto dall’occlusione di capillari dalla parete troppo spessa.
La retinopatia proliferante è caratterizzata dalla proliferazione di piccoli vasi che invadono la retina. Se si verifica l’occlusione di alcuni capillari, le zone limitrofe cercano di sopperire alla mancanza di ossigeno e di sostanze nutritizie producendo altri capillari (neovascolarizzazione).
La struttura di questi neovasi è debole e disordinata: possono rompersi facilmente e dare origine a ripetuti episodi emorragici seguiti dalla formazione di tessuto fibroso (cicatriziale) che contraendosi può esercitare una trazione sulla retina fino a distaccarla.
Possibili complicazioni
Nel caso in cui l’emorragia di sangue si estenda al corpo vitreo (emovitreo), i raggi luminosi non riescono più a filtrare attraverso quest’ultimo e a raggiungere la retina. Ciò provoca improvvise perdite della vista. Il distacco di retina provocato dalla retinopatia diabetica è detto trazionale: i neovasi crescono dalla retina verso l’interno dell’occhio sostenuti dall’impalcatura fornita dal corpo vitreo.
Durante tale crescita si vengono a formare membrane che aderiscono alla retina provocandone il distacco. I pazienti affetti da diabete possono sviluppare più precocemente di altri una cataratta (opacizzazione del cristallino). La presenza di retinopatia diabetica può scatenare forme di glaucoma (malattia del nervo ottico provocata da un’eccessiva pressione intraoculare) secondario.
Sintomi
Negli stadi precoci, la retinopatia diabetica èin genere asintomatica. Poiché il paziente non avverte alcun sintomo di dolore o sintomi esterni quali rossore agli occhi e secrezioni, i cambiamenti nella retina possono non essere notati, a meno che non vengano riscontrati ad un esame specialistico. Se la patologia retinica progredisce, l’acutezza visiva (capacità di distinguere oggetti o lettere) può essere compromessa dall’insorgenza di un edema maculare (che interessa la macula) o da episodi di emovitreo legati alla comparsa di neovasi.
I sintomi sono variabili a seconda dell’estensione e della localizzazione delle lesioni che interessano i capillari. Generalmente la retinopatia diabetica colpisce per prime le aree periferiche della retina, ma se viene interessata la macula si potrà verificare, anche in fasi precoci, annebbiamento e riduzione della capacità visiva. Improvvise perdite della vista possono essere dovute ad una emorragia intraoculare (emovitreo) o all’occlusione di un grosso vaso (trombosi), che blocca più o meno completamente il flusso di sangue nella retina.
Diagnosi
Durante la visita oculistica, lo specialista provvederà ad esaminare la parte centrale della retina mediante l’oftalmoscopio, uno strumento che, grazie a un sistema di lenti, rende possibile l’osservazione diretta della retina. Fondamentale nella diagnosi delle retinopatie è l’esame fluoroangiografico retinico in quanto permette di studiare dettagliatamente la circolazione sanguigna della retina e della coroide, una specie di “spugna” vascolare posta al di sotto della retina stessa. Esso permette di valutare le iniziali alterazioni retiniche e di accertare la presenza di aree ischemiche (prive di circolazione sanguigna e quindi sprovviste di ossigeno), fornendo, inoltre, le indicazioni indispensabili al trattamento laser. Al paziente viene iniettata nel braccio una sostanza colorante (la fluorescina) che raggiunge in pochi secondi la circolazione retinica: i capillari e le strutture retiniche vengono osservati attraverso un fluorangiografo e fotografati mediante un’apparecchiatura dotata di filtri particolari. L’angiografia con verde di indocianina è un sistema diagnostico che sfrutta lo stesso principio dell’angiografia con fluorescina, ma permette di evidenziare meglio le fini anomalie retiniche e coroideali. L’esame ecografico viene effettuato quando l’emovitreo impedisce la visualizzazione dell’interno del bulbo oculare e quando vi sia il sospetto di un distacco di retina. L’ecografia oculare utilizza, infatti, gli ultrasuoni studiare la forma e la posizione delle strutture interne dell’occhio.
Trattamento laser
Il trattamento della retinopatia diabetica dipende dalla zona della retina interessata dalla malattia e dalla stadio di degenerazione della stessa.
La fotocoagulazione della retina con il laser consente di bloccare le alterazioni vascolari, ridurre l’edema, distruggere i capillari chiusi e saldarne altri che stanno trasudando.
Il laser viene usato in tre modi:
1. Il trattamento focale tratta aree specifiche per distruggere le piccole zone danneggiate.
2. Il trattamento a griglia è usato nel caso di edema maculare: viene eseguita una serie di applicazioni concentriche nell’area centrale della retina per favorire il riassorbimento delle sostanze fuoriuscite dai capillari.
3. Con il trattamento panretinico, usato in caso di retinopatia proliferante, il raggio laser colpisce diffusamente le aree periferiche allo scopo di ridurre la crescita di nuovi capillari anomali.La conseguente ed inevitabile riduzione del campo visivo verrà compensata nel tempo dalla conservazione di un’acutezza visiva centrale, altrimenti minacciata dalle complicazioni più invalidanti della retinopatia diabetica proliferante (emorragia endovitreale, distacco di retina, glaucoma). Il trattamento laser è eseguito in anestesia locale mediante l’istillazione di un collirio anestetico e l’applicazione di una particolare lente a contatto.
Vitrectomia
L’asportazione del corpo vitreo può essere necessaria nelle fasi più avanzate della retinopatia diabetica, quando nel corpo vitreo si verificano emorragie, crescita di vasi capillari anomali e aderenze fibrose che sollevano e distaccano la retina. L’intervento viene eseguito in anestesia generale. Una sonda (vitrectomo), inserita attraverso una piccola incisione nella parete oculare, permette di frantumare ed aspirare il corpo vitreo e di tagliare le membrane fibrovascolari per riposizionare la retina distaccata. Durante lo stesso intervento è possibile cauterizzare i piccoli vasi sanguinanti ed effettuare la fotocoagulazione panretinica mediante l’introduzione di altre sonde. La gelatina vitreale rimossa viene sostituita con sostanze sintetiche (olio di silicone), che spingono la retina verso la parete esterna dell’occhio.
Il diabete mellito è una malattia ereditaria causata da una alterazione del metabolismo degli zuccheri; la concentrazione nel sangue di uno zucchero chiamato glucosio (glicemia) è superiore rispetto alla norma e necessita costantemente di essere ridotto mediante diete e terapie a base di sostanze ipoglicemizzanti e di iniezioni di insulina.
Il diabete provoca un’alterazione dei vasi sanguigni in tutto il corpo e in particolar modo dei piccoli vasi (capillari), i quali portano sangue ai tessuti e scambiano con essi ossigeno e nutrimenti. I capillari vengono danneggiati a causa dell’interazione tra i costituenti della loro parete e lo zucchero circolante in eccesso nel sangue. La retinopatia diabetica è una manifestazione localizzata del diabete. Sebbene ogni struttura dell’occhio possa essere interessata dalla malattia diabetica (infezioni ricorrenti della palpebra e delle congiuntive, cataratta, glaucoma, paralisi dei muscoli oculomotori) la retina, ricca di vasi capillari, ne viene particolarmente colpita.
Nei paesi sviluppati, la retinopatia diabetica rappresenta la principale causa di cecità in persone tra i 25 e i 60 anni d’età. Il rischio di cecità è 25 volte maggiore nei diabetici rispetto ai non diabetici. Lo sviluppo della retinopatia è in relazione alla durata della malattia diabetica: non è frequente nei primi 5 anni di diabete, ma è presente nel circa 50% dei pazienti affetti da tale malattia da 10 anni. L’80-90% dei pazienti che soffrono di diabete da 20 anni sono affetti da retinopatia.
La retinopatia diabetica è un’alterazione dei capillari retinici: divenuti più deboli, essi modificano la loro morfologia provocando a lungo termine un’alterazione dei tessuti retinici, i quali, non ricevendo sangue ed ossigeno in quantità sufficiente, degenerano.
Lo sviluppo
La retinopatia diabetica è caratterizzata da due fasi: quella non proliferante e quella proliferante. Nella retinopatia diabetica non proliferante la retina è caratterizzata da diversi tipi di lesioni.
Microaneurismi: sono dilatazioni più o meno grandi e numerose della parete dei vasi retinici indeboliti, in cui il sangue ristagna.
Edemi: sono zone di ispessimento della retina, provocate dalla fuoriuscita di plasma (la parte liquida del sangue) dai capillari indeboliti.
Essudati duri: sono sostanze grasse che possono fuoriuscire dai capillari e che si accumulano nella retina formando delle chiazze giallastre.
Emorragie: i capillari possono rompersi riversando sangue nella retina o all’interno del globo oculare, nel corpo vitreo.
Aree ischemiche o essudati cotonosi: sono zone biancastre della retina, dall’aspetto di fiocchi di cotone. Sono provocate dall’interruzione del flusso di ossigeno e di sostanze nutritizie dovuto dall’occlusione di capillari dalla parete troppo spessa.
La retinopatia proliferante è caratterizzata dalla proliferazione di piccoli vasi che invadono la retina. Se si verifica l’occlusione di alcuni capillari, le zone limitrofe cercano di sopperire alla mancanza di ossigeno e di sostanze nutritizie producendo altri capillari (neovascolarizzazione).
La struttura di questi neovasi è debole e disordinata: possono rompersi facilmente e dare origine a ripetuti episodi emorragici seguiti dalla formazione di tessuto fibroso (cicatriziale) che contraendosi può esercitare una trazione sulla retina fino a distaccarla.
Possibili complicazioni
Nel caso in cui l’emorragia di sangue si estenda al corpo vitreo (emovitreo), i raggi luminosi non riescono più a filtrare attraverso quest’ultimo e a raggiungere la retina. Ciò provoca improvvise perdite della vista. Il distacco di retina provocato dalla retinopatia diabetica è detto trazionale: i neovasi crescono dalla retina verso l’interno dell’occhio sostenuti dall’impalcatura fornita dal corpo vitreo.
Durante tale crescita si vengono a formare membrane che aderiscono alla retina provocandone il distacco. I pazienti affetti da diabete possono sviluppare più precocemente di altri una cataratta (opacizzazione del cristallino). La presenza di retinopatia diabetica può scatenare forme di glaucoma (malattia del nervo ottico provocata da un’eccessiva pressione intraoculare) secondario.
Sintomi
Negli stadi precoci, la retinopatia diabetica èin genere asintomatica. Poiché il paziente non avverte alcun sintomo di dolore o sintomi esterni quali rossore agli occhi e secrezioni, i cambiamenti nella retina possono non essere notati, a meno che non vengano riscontrati ad un esame specialistico. Se la patologia retinica progredisce, l’acutezza visiva (capacità di distinguere oggetti o lettere) può essere compromessa dall’insorgenza di un edema maculare (che interessa la macula) o da episodi di emovitreo legati alla comparsa di neovasi.
I sintomi sono variabili a seconda dell’estensione e della localizzazione delle lesioni che interessano i capillari. Generalmente la retinopatia diabetica colpisce per prime le aree periferiche della retina, ma se viene interessata la macula si potrà verificare, anche in fasi precoci, annebbiamento e riduzione della capacità visiva. Improvvise perdite della vista possono essere dovute ad una emorragia intraoculare (emovitreo) o all’occlusione di un grosso vaso (trombosi), che blocca più o meno completamente il flusso di sangue nella retina.
Diagnosi
Durante la visita oculistica, lo specialista provvederà ad esaminare la parte centrale della retina mediante l’oftalmoscopio, uno strumento che, grazie a un sistema di lenti, rende possibile l’osservazione diretta della retina. Fondamentale nella diagnosi delle retinopatie è l’esame fluoroangiografico retinico in quanto permette di studiare dettagliatamente la circolazione sanguigna della retina e della coroide, una specie di “spugna” vascolare posta al di sotto della retina stessa. Esso permette di valutare le iniziali alterazioni retiniche e di accertare la presenza di aree ischemiche (prive di circolazione sanguigna e quindi sprovviste di ossigeno), fornendo, inoltre, le indicazioni indispensabili al trattamento laser. Al paziente viene iniettata nel braccio una sostanza colorante (la fluorescina) che raggiunge in pochi secondi la circolazione retinica: i capillari e le strutture retiniche vengono osservati attraverso un fluorangiografo e fotografati mediante un’apparecchiatura dotata di filtri particolari. L’angiografia con verde di indocianina è un sistema diagnostico che sfrutta lo stesso principio dell’angiografia con fluorescina, ma permette di evidenziare meglio le fini anomalie retiniche e coroideali. L’esame ecografico viene effettuato quando l’emovitreo impedisce la visualizzazione dell’interno del bulbo oculare e quando vi sia il sospetto di un distacco di retina. L’ecografia oculare utilizza, infatti, gli ultrasuoni studiare la forma e la posizione delle strutture interne dell’occhio.
Trattamento laser
Il trattamento della retinopatia diabetica dipende dalla zona della retina interessata dalla malattia e dalla stadio di degenerazione della stessa.
La fotocoagulazione della retina con il laser consente di bloccare le alterazioni vascolari, ridurre l’edema, distruggere i capillari chiusi e saldarne altri che stanno trasudando.
Il laser viene usato in tre modi:
1. Il trattamento focale tratta aree specifiche per distruggere le piccole zone danneggiate.
2. Il trattamento a griglia è usato nel caso di edema maculare: viene eseguita una serie di applicazioni concentriche nell’area centrale della retina per favorire il riassorbimento delle sostanze fuoriuscite dai capillari.
3. Con il trattamento panretinico, usato in caso di retinopatia proliferante, il raggio laser colpisce diffusamente le aree periferiche allo scopo di ridurre la crescita di nuovi capillari anomali.La conseguente ed inevitabile riduzione del campo visivo verrà compensata nel tempo dalla conservazione di un’acutezza visiva centrale, altrimenti minacciata dalle complicazioni più invalidanti della retinopatia diabetica proliferante (emorragia endovitreale, distacco di retina, glaucoma). Il trattamento laser è eseguito in anestesia locale mediante l’istillazione di un collirio anestetico e l’applicazione di una particolare lente a contatto.
Vitrectomia
L’asportazione del corpo vitreo può essere necessaria nelle fasi più avanzate della retinopatia diabetica, quando nel corpo vitreo si verificano emorragie, crescita di vasi capillari anomali e aderenze fibrose che sollevano e distaccano la retina. L’intervento viene eseguito in anestesia generale. Una sonda (vitrectomo), inserita attraverso una piccola incisione nella parete oculare, permette di frantumare ed aspirare il corpo vitreo e di tagliare le membrane fibrovascolari per riposizionare la retina distaccata. Durante lo stesso intervento è possibile cauterizzare i piccoli vasi sanguinanti ed effettuare la fotocoagulazione panretinica mediante l’introduzione di altre sonde. La gelatina vitreale rimossa viene sostituita con sostanze sintetiche (olio di silicone), che spingono la retina verso la parete esterna dell’occhio.
ACCERTAMENTI SANITARI CONCORSO MILITARE NAZIONALE
Il CUP (Centro Unificato di Prenotazione) dell'ISME-ISTITUTO MEDICO EUROPEO di Palermo nasce con lo scopo di garantire al paziente un servizio efficiente per la prenotazione di prestazioni sanitarie.
Il servizio consente di stabilire una comunicazione efficace e diretta tra il paziente e le prestazioni specialistiche che la nostra strutture sanitaria offre
Cosa serve per fare una prenotazione?
•.☎️Telefonicamente Attraverso CUP 091324250 e 0267071169
Lunedì e Venerdì
dalle ore 08:30 alle ore 20:00;
Sabato
dalle ore 09:00 alle ore 18:00.
Come si può annullare una prenotazione?Per annullare una prenotazione, almeno tre giorni prima dell'appuntamento, si può:
Il servizio consente di stabilire una comunicazione efficace e diretta tra il paziente e le prestazioni specialistiche che la nostra strutture sanitaria offre
Cosa serve per fare una prenotazione?
- Richiesta del Medico di Medicina Generale
- Tessera sanitaria regionale
- Documento di identità valido
- Numero di telefono cellulare
•.☎️Telefonicamente Attraverso CUP 091324250 e 0267071169
Lunedì e Venerdì
dalle ore 08:30 alle ore 20:00;
Sabato
dalle ore 09:00 alle ore 18:00.
- Mediante Whatsapp al numero 📳3292831438, inviando i documenti sopra indicati
- Agli sportelli del CUP, dal Lunedì al Venerdì dalle ore 09:00 alle 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 20:00.Sabato dalle ore 09:00 alle ore 13:00.
- Inviando una email all'indirizzo [email protected], inviando i documenti sopra indicati.
- Utilizzando il format modulo di richiesta prestazione medica del Sito,per prenotare online.
Come si può annullare una prenotazione?Per annullare una prenotazione, almeno tre giorni prima dell'appuntamento, si può:
- Inviare una richiesta mediante Whatsapp al numero 📳3292831438 📳 351.9373449
- Telefonare al CUP
- ☎️091324250
- ☎️ 091.6090823
- dal Lunedì al Venerdì dalle ore 08:30 alle ore 20:00;Sabato dalle ore 09:00 alle ore 18:00.
- Recarsi agli sportelli del CUP, dal Lunedì al Venerdì dalle ore 09:00 alle 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 20:00;Sabato dalle ore 09:00 alle ore 13:00.
- Inviare una email all'indirizzo [email protected],indicando il codice della prenotazione e allegando documento di identità.
Potete contattarci anche su WHATSAPP,TELEGRAM e con SMS aggiungendo i nostri numeri telefonici 📳 329.2831438 📳 351.9373449
alla vostra agenda.
ISME - ISTITUTO MEDICO EUROPEO
Via Ruggero Settimo, 55 - 90139 Palermo
Tel: ☎️. 091324250 ☎️ 091.6090823
Cell: 📳 3292831438 📳 351.9373449
Website:
www.istitutomedicoeuropeo.it - www.istitutomedicoeuropeo.com
www.istitutomedicoeuropeo.net
www.istitutomedicoeuropeo.org
Email:
[email protected]
🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹
🇪🇺🇪🇺🇪🇺🇪🇺🇪🇺🇪🇺🇪🇺🇪🇺🇪🇺🇪🇺🇪🇺🇪🇺🇪🇺🇪🇺🇪🇺
ISME ISTITUTO MEDICO EUROPEO
SE LE INFORMAZIONI DEL NOSTRO SITO WEB SONO STATE DI TUO GRADIMENTO LASCIA UNA RECENSIONE A 5 STELLE
⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
CLICCANDO IL LINK QUI SOTTO
⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️
Le informazioni contenute in questo sito sono presentate a solo scopo informativo, in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica; si raccomanda di chiedere sempre il parere del proprio medico curante e/o di specialisti riguardo qualsiasi indicazione riportata. Se si hanno dubbi o quesiti sull'uso di un medicinale è necessario contattare il proprio medico.